American Horror Story: Cult 7×05 ”Holes” – La recensione

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Di Gabriele La Spina

La settima stagione di American Horror Story ha evidenziato un cambio di rotta per la serie fin dal primo episodio, ribaltando in continuazione le idee dello spettatore, adesso quasi ogni quesito riceve risposta, e da vittime delle allucinazioni di Ally, veniamo coinvolti nella macchinazioni della setta di Kai. Ma “Holes” è forse tra i più deboli episodi, e il più breve, della stagione, forse semplice anello di congiunzione sull’importante sviluppo che ci attende, e un’occasione per approfondire rapporti e origini dei personaggi principali.

Già nei pochi minuti che precedono la sigla viene svelata la presenza di Ivy (Alison Pil) nella setta di Kai, e con qualche retroscena sul suo odio per la moglie Ally e la sua iniziazione al gruppo, è il rapporto di complicità tra Kai e la reporter Beverly (Adina Porter), che garantisce la forte presenza mediatica nella serie che a tratti, soprattutto in questo episodio, ricorda alcuni scenari visti in The Nightcrawler di Dan Gilroy. Vengono poi mostrati i retroscena degli efferati omicidi compiuti dalla “banda dei clown” finora, e prosegue la costruzione di un piano, ancora non del tutto precisato di Kai. Beverly fronteggia il suo capo e assistiamo a un’inquietante sequenza che, con nostro rammarico, segna l’uscita dalla serie di Dermot Mulroney.
Holes è il titolo, ma anche la parola chiave dell’episodio: esploriamo la tripofobia (l’incontrollabile paura per i buchi) di Ally, in una splendida sequenza in stile Cronenberg, seguita dalla seduta con il fidato psicologo interpretato da Cheyenne Jackson, che sarà protagonista del plot twist finale dell’episodio. È un buco nel terreno quello dove Ally ritrova una stordita Meadow (Leslie Grossman), e sono 13 i buchi di una sparachiodi che un uomo può sopportare sul suo cranio prima di perdere la vita, come un record mondiale testimonia secondo Kai. Tutto sta per cambiare, e Ally scopre la verità e che ogni sua paranoia non era da definire tale. Nella brevità della sua durata l’episodio riesce a bilanciare il suo focus senza sfumare nel nulla, e il personaggio di Sarah Paulson diviene l’unico eroe e vittima del racconto, forse chiave di ogni evento futuro.
In un faccia a faccia tra Beverly e Kai, quest’ultimo viene spronato a raccontare per la prima volta la sua storia, dopo numerose versioni inattendibili date agli altri membri della setta. Nell’ultima parte dell’episodio assistiamo così a uno dei momenti più efficaci della serie, un flashback che ci riporta un Kai di poco tempo prima. Se nella sequenza in cui Sarah Paulson spia il vicino Billy Eichner in pieno stile La finestra sul cortile, le tinte hitchcockiane non fanno altro che accentuarsi con una sfumatura alla Psycho: dopo l’omicidio suicidio dei suoi genitori, Kai conserva le loro salme nella camera da letto in una sorta di macabro mausoleo, spinto dal fratello maggiore, lo psicologo Rudy.
Alcuni scatti dal set hanno fatto già presagire uno spostamento di location, in un ambiente carcerario. Fatto certo è che Cult è dopo anni una delle stagioni più impredicibili della serie horror di Ryan Murphy, che per l’occasione ha regalato al regular Evan Peters, uno dei personaggi più complessi e incisivi da lui interpretati finora.

VOTO: 7/10 

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