Gifted – Il dono del talento – La recensione del film con Chris Evans

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Di Daniele Ambrosini

Gifted – il dono del talento è il primo film di Marc Webb dopo l’esperienza Marvel con il dittico di The Amazing Spider-Man, nonché secondo film di Webb al di fuori di quell’universo cinematografico. Infatti l’unica altra regia di Webb è (500) giorni insieme, apprezzatissima commedia romantica dai toni drammatici a malinconici che nel 2009 aveva portato il regista alla ribalta.
Perciò la scelta di questo film era fondamentale per stabilire quale sarà l’effettivo avanzamento della carriera di un regista che, nonostante abbia superato i 40 ed abbia diretto film per grandi studios, doveva ancora trovare la sua identità autoriale. E sotto questo punto di vista Gifted è un successo per Marc Webb, che ridefinisce i confini del suo cinema e circoscrive il suo campo d’azione alla commedia sentimentale che tanto successo gli aveva portato prima di quella fruttuosa ma tormentata parentesi commerciale. 
In Gifted Chris Evans interpreta Frank Adler, uomo apparentemente rozzo ma in realtà molto intelligente, figlio di una donna scontrosa, testarda e piena di rimpianti per aver abbandonato il suo sogno di diventare un’importante matematica; la sorella di Frank, Diane, aveva la stessa predisposizione naturale per la matematica che aveva la madre e perciò ha subito pressioni costanti affinché diventasse la migliore, per tutta la sua vita. Diane muore pochi mesi dopo aver dato alla luce Mary, per un presunto suicidio, e decide di affidare sua figlia al fratello. Mary e Frank vivono insieme per sette felici anni in una umile casa di periferia fino a quando arriva il momento di iscrivere la piccola a scuola e diventa a tutti evidente che anche lei ha un talento incredibile in ambito matematico, ma Frank è fermo sulle sue decisioni: la bambina non deve subire le pressioni che ha subito la madre e perciò deve frequentare la scuola pubblica, farsi degli amici e vivere una vita normale. Ma non passa molto tempo prima che Evelyn, la madre di Frank e Diane, si faccia avanti e richieda la custodia della bambina, così che possa avere accesso ai migliori istituti specializzati, così che possa sviluppare la sua dote naturale e, magari, addirittura terminare il lavoro incompiuto della madre sulle Equazioni di Navier-Stokes, uno dei più grandi problemi matematici senza risposta che le porterebbe la gloria che la madre non ha mai conseguito.
Il film ovviamente punta tutto sulla componente emotiva, ma pur essendo carico di momenti drammatici, riesce sempre a bilanciare con una acuta e mai forzata ironia. Simile proprio a (500) giorni insieme per impostazione e per realizzazione, Gifted è un genuino film per famiglie senza troppe pretese. Mckenna Grace, la giovane e talentuosa protagonista, sorregge sulle sue piccolissime spalle la maggior parte del film ed è proprio lei a creare empatia con il pubblico, elemento fondamentale per un’operazione così intimamente legata ai propri personaggi. La sua Mary è una outsider, così come lo è il Frank di Chris Evans, e per tutto il film i loro personaggi combattono per non dover scendere a compromessi ed intaccare quella che è la loro reale indole, la loro volontà, la loro integrità. E sotto questo punto di vista bisogna dare atto allo sceneggiatore Tom Flynn di aver reso davvero integri i propri personaggi, tanto saldi ai propri principi da scendere a compromessi soltanto laddove non veniva intaccata la loro morale ed il loro essere outsider, la loro reale natura. Un’operazione decisamente opposta da quella compiuta lo scorso anno da Matt Ross nel suo Captain Fantastic, dove la natura da outsider dei protagonisti diveniva mero spunto narrativo per impostare una riflessione perbenista. Sempre per il film di Ross si parlava di finto indie, ed anche Gifted ha le movenze di un film indipendente quando è invece concepito per il grande pubblico, soprattutto per le famiglie. Bisogna perciò constatare che nonostante si tratti di una riuscita commedia dai toni dolceamari, è pur sempre un film fine a sé stesso che ha come massima ambizione quella di essere un divertissement per famiglie, un film che gioca sul sicuro senza prendersi troppi rischi e che verrà dimenticato nel giro di pochissimo tempo. Ma va bene così perché Marc Webb ha già pronto un secondo film per il 2017, The Only Living Boy In New York, che, ne siamo sicuri, batterà lo stesso terreno di Gifted e confermerà la nuova direzione artistica di Webb, regista sentimentale a cui, fondamentalmente, piace vincere facile. 

VOTO: 6/10

 

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