American Assassin – La recensione dell’action thriller con Dylan O’Brien e Michael Keaton

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Di Daniele Ambrosini

American Assassin è la prima trasposizione per il grande schermo della saga letteraria dedicata a Mitch Rapp, creata da Vince Flynn nel 1999 e diventata un fenomeno editoriale che al momento conta ben 16 romanzi. Al timone di questa trasposizione del best seller spy-thriller c’è Michael Cuesta, noto regista televisivo, che torna ad occuparsi di un soggetto simile a quello della serie Homeland, della quale ha diretto il pilot e diversi altri episodi, fallendo nel replicare la formula vincente che aveva fatto della serie di Showtime un grande successo.

Mitch Rapp e la sua ragazza Katrina si trovano a Ibiza quando lui decide di farle la proposta di matrimonio. Lei accetta. Ma quello che dovrebbe essere il giorno più bello della vita di Mitch diventa repentinamente il peggiore poiché pochi minuti dopo il fatidico “sì” dei terroristi islamici irrompono nella spiaggia dove i due si trovano ed aprono il fuoco contro i civili. Katrina perde la vita mentre Mitch riporta qualche ferita. 18 mesi dopo quel terribile incidente che gli ha cambiato per sempre la vita, Rapp decide di mettersi sulle tracce dell’uomo che ha ucciso Katrina, il suo folle piano attira l’attenzione dell’intelligence. Irene Kennedy, vicedirettore della CIA, ha fiducia in lui e lo porta in un campo di addestramento per i corpi speciali gestito da Stan Hurley, che sotto le pressanti richieste della Kennedy lo coinvolgerà in una missione segreta che comprende una bomba atomica (assemblata a Roma!). 
American Assassin è un film classico nel senso peggiore del termine. Il film di Cuesta riprende tutti gli stilemi del cinema action e delle spy story preesistenti e li assembla in un insieme organico, ordinato secondo clichè. Ogni passaggio appare schematico e pensato per essere comprensibile al pubblico generalista, destinatario ultimo di un film la cui unica pretesa è quella di intrattenere; perciò non c’è spazio per il mistero e le incomprensioni: tutto ciò che non appare cristallino viene sistematicamente spiegato (sono numerosi i dialoghi che hanno mera funzione esplicativa) e tutti i nodi vengono facilmente al pettine. Il tutto è ovviamente condito da tanta azione: spari, sangue, lotte corpo a corpo, il film ha tutto il repertorio action che serve ad un action thriller per donare qualche rapido scossone qua e là, ovviamente anche i colpi di scena si susseguono in un crescendo narrativo che porterà all’inevitabile happy end. American Assassin non puntava sicuramente sulla qualità della narrazione, perciò è un peccato che il film non sia riuscito a valorizzare quello che sarebbe potuto essere il suo punto di forza, l’elemento che avrebbe reso il film meritevole di essere visto: la componente visiva. Infatti sia  coreografia che effetti speciali sono alquanto scadenti, spesso al limite dell’accettabile; a mettere il carico da novanta poi c’è Cuesta che con la sua regia anonima affossa ulteriormente il film. 
La presenza della nuova star dell’action Dylan O’Brien e del veterano Michael Keaton, a cui sono affidati personaggi monodimensionali e dall’evoluzione scontata, non riesce a salvare un film mediocre (ed eccessivamente patriottico, come spesso accade in questi casi). Sebbene sia godibile in più frangenti, American Assassin non riesce mai a stupire o divertire davvero, si limita a portare avanti una storia di intrighi internazionali dagli improbabili colpi di scena che sa di già visto. 
La seconda metà del film poi, ambientata a Roma, diventa ridicola e caricaturale, ed il pubblico italiano si ritroverà a ridere laddove non programmato in numerose occasioni. 

VOTO: 5/10


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