Il libro di Henry – La recensione del film con Naomi Watts e Jacob Tremblay

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Di Dario Ghezzi

Henry è un bambino dalla mente strabiliante ed è molto perspicace ed intelligente. La madre Susan e il fratello fanno affidamento su di lui per qualsiasi cosa mentre il giovane è sempre più preso dalla sua “indagine” per scoprire se la vicina Christina sia davvero vittima degli abusi del suo patrigno e scrive i risultati delle sue ricerche in un libro. Quando, tempo dopo, anche la madre viene a sapere dell’esistenza del libro, decide di portare avanti le indagini del figlio fino ad arrivare a una scoperta sconvolgente e dall’esito inatteso.

Questa è, in breve, la trama de Il libro di Henry di Colin Trevorrow con Naomi Watts, Jacob Tremblay, Jaedan Lieberther e Sarah Silverman nelle sale dal 23 novembre
La pellicola si districa su due differenti generi narrativi. Per la prima ora, la parte prevalente è quella del film drammatico, incentrato sulle vite di Henry e della sua famiglia. Vediamo Susan essere completamente devota al figlio, tanto da aver ribaltato completamente i loro ruoli. Assistiamo alle sue debolezze come madre, il suo tentativo di saper gestire una situazione più grande di lei. Nel “secondo tempo” del film, a seguito di un evento oltremodo tragico e inaspettato, il genere orbita più attorno al giallo, concentrandosi sulle indagini di Henry  e sul suo diario. Vediamo Susan riprendere in mano il suo ruolo di madre e fare di tutto per scoprire la verità sugli abusi verso Christina. 
Ebbene, proprio su questa duplicità del racconto cade l’intera impalcatura e credibilità del film. La narrazione, fin dall’inizio, risulta abbastanza inverosimile e i personaggi forzati. La schizofrenia della trama crea un malessere nello spettatore che non riesce ad immedesimarsi nei personaggi e nella narrazione, non riuscendo a provare emozioni neanche nei momenti più empatici e drammatici della pellicola, rendendo tutto compiuto solo a metà. 
Il libro di Henry è il racconto di un genio alla Will Hunting? Un romanzo di formazione per Susan? Oppure un giallo fine a se stesso? Sono questi e molti altri gli interrogativi che lo spettatore si pone di fronte alla pellicola. 
Spunti interessanti, ma un film maldestramente costruito. 

VOTO: 4/10


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