Caratteristi nell’ombra: Ellen Burstyn, la leggenda dimenticata

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Di Alfredo Di Domenico
Possiamo definire Ellen Burstyn una delle migliori attrici della storia? Noi crediamo di sì. La sua bellezza mozzafiato, il suo smisurato talento l’immensa sensibilità ed il trasporto l’hanno resa interprete eclettica e poliedrica, e nonostante abbia sempre mantenuto un profilo basso, lontano dai riflettori e dalla mondanità hollywoodiana Ellen è una delle poche ad aver conseguito l’eccellenza ottenendo la Triple Crown of Acting vincendo il Tony, l’Emmy e l’Oscar come migliore attrice.

Sin dal suo esordio alla fine degli anni ’50 era chiaro il suo destino, troppo talentuosa per non essere notata e dopo una lunga gavetta al teatro approda al grande cinema negli anni ’70 diventando una delle protagonista indiscusse di questa decade. Tra i film a cui prende parte da protagonista in questi anni ricordiamo  L’ultimo spettacolo del 1972 che le regala la prima delle sue sei candidature, il film di Peter Bogdanovich è oggi una pietra miliare del cinema della New Hollywood, un film malinconico e grigio sulla vita, la crescita ed i passaggi generazioni. Segue L’esorcista diretto da William Friedkin del 1970, film epocale che ha riscritto le regole del film horror e per primo ha sdoganato le tematiche esoteriche. La performance di Ellen è stupefacente, il dolore ed il terrore di una madre di trovarsi di fronte alla figlia impossessata dal demonio le procurano la seconda candidatura.
La consacrazione arriva nel 1974 grazie a Martin Scorsese con Alice non abita più qui. Rimasta vedova con un figlio dodicenne a carico, Alice decide di tornare a Monterey, guadagnandosi da vivere con la sua vecchia professione di cantante. A metà da un dramma e un road movie il film apre la strada ai ruoli femminili impegnati lontano dagli stereotipi dei melò degli anni ’50 e ’60. Una sublima performance che la catapulta nell’impero delle grandi attrici della New Hollywood. Ma a Hollywood non serve solo essere brava, purtroppo, infatti gli anni ’80 si dimostrano essere molto inclementi con la grande Ellen che non riesce ad adattarsi ai tempi che corrono non ricevendo o non riuscendo a trovare parti adatte al suo carisma e alla sua tempra, così come gli anni ’90. Quando tutto sembrava perduto nel 2000 arriva l’occasione della rivincita: Requiem for a Dream
Il film di Darren Aronofsky le restituisce quello che le decadi precedenti le avevano tolto, ovvero fama, prestigio, tributi e premi. Per Ellen arriva la sesta candidatura agli Oscar ma non la vittoria, ciononostante la sua performance nel film resta una delle più impressionanti, pazzesche e riuscite interpretazioni del nuovo millennio. 
Ellen Burstyn in “Requiem for a Dream” del 2000.
Attiva anche in TV è stata protagonista di un episodio molto singolare. Nel 2006 fu nominata per l’Emmy for Outstanding Supporting Actress nella miniserie della HBO Mrs Harris in un ruolo che la vedeva sullo schermo per solo 14 secondi. “Pensavo fosse grandioso. La mia futura ambizione è di essere nominata per un film nel quale nemmeno appaio” fu la sua reazione. Questo episodio, seguito da non poche polemiche sui sistemi di assegnazione di nomination, spinse l’Academy a sancire che  che per la nomina al premio nella categoria ruolo di supporto, un attore sarebbe dovuto apparire sullo schermo almeno per il 5 per cento del progetto.

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