Dark – La recensione della prima serie originale Netflix prodotta in Germania

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Di Simone Fabriziani

Da Stranger Things a Ritorno al futuro passando per Twin Peaks e ritorno; i dieci episodi che compongono Dark sono i tasselli di uno degli affreschi televisivi più originali ed intensi del 2017, anche se nell’idea dei creatori Baran bo Odar e Jantje Friese c’è poco di veramente originale. Per fortuna.

Prima produzione Netflix in lingua tedesca, Dark ha debuttato nel catalogo della piattaforma on demand a partire dal 1 Dicembre, generando genuina curiosità tra il pubblico internazionale, digiuno dopo pochi mesi dal successo dello show soprannaturale Stranger Things. Seppur sboccatamente manieristico e citazionista nella sua iniziale premessa e sviluppo narrativo, Dark si rivela invece un originalissimo aggiornamento in salsa europea del sempiterno tema fantascientifico (sempre più scientifico e meno fantastico) del viaggio nel tempo. Stando al passo con i tempi e con le sensibilità tutte contemporanee del racconto sul piccolo e grande schermo del time travel e dei conseguenti paradossi temporali, la serie originale tedesca fa di necessità virtù e raccoglie sapientemente tra le sue mani una immensa eredità pop legata allo straordinario argomento sci-fi costruendogli attorno una commovente storia di dinastie, origini famigliari e segreti del passato intrecciate al destino di quattro famiglie tedesche della cittadina di Winden, legate dalla sciagurata scomparsa di un bambino della comunità, esattamente 33 anni dopo un incidente sinistramente simile accaduto in prossimità della stessa misteriosa caverna sotto la centrale nucleare della città.

Coniugando con sorprendente maestria gli elementi più puramente soprannaturali a quelli legati al presente e al passato delle quattro famiglie coinvolte, Dark supera le più rosee aspettative di chi si aspettava la risposta europea allo show dei fratelli Duffer o alla metafisica creazione televisiva di David Lynch; se proprio è necessario fare un paragone eccellente (ma scomodo), vale la pena allora citare in giudizio lo straordinario cult degli anni ’80 “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis, a cui va però sottratta la vena ironica e squisitamente citazionista.
Tra anelli temporali chiusi, eterni ritorni dagli echi nietzschiani,macchine del tempo, ponti di Einstein-Rosen e cunicoli spazio-temporali dalle terribili conseguenze, Dark mantiene e supera di gran lunga le promesse di chi sognava una intelligente serie televisiva di matrice europea che potesse competere in complessità e qualità del tessuto narrativo con le produzioni statunitensi, regalando allo spettatore più smaliziato ed attento una indimenticabile saga famigliare il cui destino è imbrigliato nel passato, presente e futuro di un tempo tiranno che manipola il libero arbitrio dell’umanità in una eterna lotta tra luce e (tanta) oscurità.
Ridesterà la vostra curiosità nelle infinite (e terribili) possibilità scientifiche del viaggio temporale.
VOTO: 8/10


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