The Essential Woody Allen: cinque film per (ri)scoprire il cineasta più prolifico di Hollywood

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Di Simone Fabriziani

New York, Manhattan. Il cuore pulsante della metropoli più grande ed inclusiva del mondo ha avuto il suo battesimo del fuoco definitivo con il ritratto in bianco e nero che ne ha fatto nel 1979 il regista e sceneggiatore Woody Allen nel suo capolavoro Manhattan, riempiendo i grattacieli e gli scorci della città statunitense dei colori invisibili di un’anima irrequieta e rivoluzionaria nella storia del cinema americano.

In occasione del suo ottantaduesimo compleanno, la Redazione ha deciso di celebrare il più prolifico cineasta Usa vivente attraverso cinque titoli imprescindibili della stupefacente carriera di una figura fuoriclasse totalmente incasellabile nel panorama moderno della settima arte, evitando accuratamente l’agiografia pedissequa ed enciclopedica di una filmografia prolifica e sterminata del tutto poco sentita e personale da chi scrive.

Amore e Guerra (1975)

Grande commedia tout court di Allen  e prima, proficua collaborazione davanti la macchina da presa con l’attrice e poi compagna Diane Keaton; “Amore e guerra” è anche il primo tentativo da parte di Allen di coniugare la sua rivoluzionaria ironia sovversiva alla passione per la storia del cinema, nella fattispecie per il cinema filosofico e metafisico di Ingmar Bergman, grande ispirazione cinematografica per il cineasta newyorkese assieme a Federico Fellini.

Frase cult: Amare è soffrire. Se non si vuol soffrire, non si deve amare. Però allora si soffre di non amare. Pertanto amare è soffrire, non amare è soffrire, e soffrire è soffrire. Essere felice è amare: allora essere felice è soffrire. Ma soffrire ci rende infelici. Pertanto per essere infelici si deve amare. O amare e soffrire. O soffrire per troppa felicità. Io spero che tu prenda appunti.



Io & Annie (1977)

Il trionfo assoluto del cinema di Allen con lodi unanimi del pubblico e della critica e quattro Oscar, tra cui film, regia e attrice all’insostituibile Diane Keaton. “Io e Annie” non soltanto è il primo, memorabile excursus alleniano nella Grande Mela, ma anche la più acuta e filosofica visione per il grande schermo dell’incomunicabilità dei rapporti umani del Novecento e poetica ode all’amore che fugge. Antonioni incontra Buster Keaton, ed è subito capolavoro.
Frase cult: Dopo di che si fece molto tardi, dovevamo scappare tutti e due. Ma era stato grandioso rivedere Annie, no? Mi resi conto che donna fantastica era e di quanto fosse divertente solo conoscerla. E io pensai a… quella vecchia barzelletta, sapete… Quella dove uno va dallo psichiatra e dice: “Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina”, e il dottore gli dice: “perché non lo interna?”, e quello risponde: “e poi a me le uova chi me le fa?”. Be’, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna. E cioè che sono assolutamente irrazionali, ehm… e pazzi. E assurdi, e… Ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova.



Manhattan (1979)

Considerato unanimemente come il miglior film di Woody Allen, “Manhattan” è soprattutto il più bell’omaggio alla città di New York della storia del cinema moderno; il dispiegarsi dell’amore passeggero e traballante tra Isaac e Jill è la cornice poetica ed insostituibile di un sogno ad occhi aperti in bianco e nero, dove i colori sono quelli della anime in pena, sofferenti, ironiche, ipocondriache, disadattate ed esuberanti della coppia Allen/Keaton, qui mai stata in forma migliore. Nomination all’Oscar alla sceneggiatura e a Mariel Hemingway, attrice non protagonista.
Frase cult: Be’, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Be’, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me… io direi… il buon vecchio Groucho Marx tanto per dirne una, e Joe DiMaggio e… il secondo movimento della sinfonia Jupiter… Louis Armstrong, l’incisione Potato Head Blues… i film svedesi naturalmente… L’educazione sentimentale di Flaubert… Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili… mele e pere dipinte da Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy…



Hannah e le sue sorelle (1986)

Secondo Oscar alla sceneggiatura per Allen e altre due statuette ai comprimari Diane Wiest e Michael Caine per il film più corale di Woody Allen; nel giorno del Ringraziamento una famiglia estesa si incontra per celebrare al festività, ma vecchir ancori, amori inconfessabili e timori filosofici riemergono nei ricordi e nelle menti dei protagonisti. Il film ironicamente più pessimista di Allen.
Frase cult: Andai in un’armeria e comprai un fucile. Intendevo… mi capite, se mi avessero detto che avevo un tumore maligno. Insomma, mi sarei fatto fuori. L’unica cosa che avrebbe potuto fermarmi, dico avrebbe, è che i miei genitori ne sarebbero sconvolti. Avrei quindi… avrei dovuto uccidere anche loro – prima. Eppoi ho una zia e uno zio. Avrei dovuto… capite… sarebbe andata a finire in un bagno di sangue.



Midnight in Paris (2011)

La controparte europea di “Manhattan” è anche il film più bello del Woody Allen del nuovo millennio, spesso in trasferta artistica nelle maggiori capitalid el Vecchio Continente. All’occhio attento e malinconico del cineasta, la città di Parigi si trasforma dello spazio metafisico e paradossale del disadattamento di Gil (Owen Wilson) alla società contemporanea. Ode poetica e malinconica alla nostalgia canaglia. Quattro nomination all’Oscar e terza statuetta alla sceneggiatura ad Allen.
Frase cult: Io penso che l’amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte; la vigliaccheria deriva dal non amare o dall’amare male, che è la stessa cosa, e quando un uomo vero e coraggioso guarda la morte dritta in faccia come certi cacciatori di rinoceronti o come Belmonte che è davvero coraggioso, è perché ama con sufficiente passione da fugare la morte dalla sua mente, finché lei non ritorna, come fa con tutti. E allora bisogna di nuovo far bene l’amore. Devi pensarci.



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