Buon compleanno Todd Haynes: I tre migliori film del regista statunitense

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Di Simone Fabriziani

Classe 1961, il regista e sceneggiatore Todd Haynes è una delle voci più originali e e controcorrente dell’ondata indie nel cinema americano degli ultimi venti anni almeno, Grazie ai suoi brillanti ed anticonformisti esordi dietro la macchina da presa e sul grande schermo, Haynes si è ricucito un posto privilegiato nel panorama del grande racconto per immagini di una società occidentale in grande cambiamento sociale e culturale a partire dalle rivoluzioni sessuali figlie dei turbolenti anni ’70.


Dopo una serie di cortometraggi, Haynes debutta sul grande schermo nel 1991 con il dimenticato Poison, un racconto di tre storie che si interscambiano in temi e tonalità con molti dei temi archetipici di Haynes: dall’ode agli outsiders alla violenza, fino al tema del sesso e della sessualità, tanto caro poi in futuro al cineasta americano. Il grande plauso della stampa internazionale arriva nel 1995 con Safe, dramma suburbano con la prima delle varie collaborazioni artistiche con Julianne Moore , qui alle preso con un ruolo che, seppur rovesciato e catapultato in altra epoca e contesto narrativo, ricorderà quello che nel 2002, sempre con Haynes, la marchierà come star internazionale assoluta. L’anticonformismo di Todd Haynes raggiunge un primo picco artistico nel 1998 con il racconto punk e dinamico Velvet Goldmine , biopic apocrifo del musicista americano Curt Wild e spregiudicato inno alla rivoluzione sessuale e culturale della Londra degli anni ’80 con le giovani star in ascesa Ewan McGregor, Jonathan Rhys Meyers e Christian Bale. Haynes è adesso un regista di culto a tutti gli effetti.

Lontano dal paradiso (2002)
Anni ’50, la moglie perfetta Cathy Whitaker vede la propria vita scuotersi e cambiare per sempre quando scopre un inaspettato tradimento amoroso da parte del marito e un sorprendente affetto verso il giardiniere di colore; sullo sfondo, le tensioni razziali e pregiudiziali dell’America di periferia degli Anni Cinquanta. Seconda collaborazione davanti la macchia da presa per Julianne Moore e prima candidatura all’Oscar alla sceneggiatura per Haynes, nonché premio alla sceneggiatura e all’attrice a Venezia 2002.

Io non sono qui (2007)
Biopic non convenzionale e antinarrativo, dove sei personaggi differenti impersonano alcuni aspetti della musica e della vita spericolata del poeta della musica americana senza possibilità alcuna di linearità degli eventi. Io non sono qui è piuttosto un visionario e lisergico omaggio ad una delle voci folk più innovative del Novecento, un viaggio indimenticabile nella mente artistica di Bob Dylan che è valsa a Haynes un premio speciale della giuria a Venezia 2007 e una Coppa Volpi, un Golden Globe  e una candidatura all’Oscar alla trasformista Cate Blanchett.

Carol (2015)
Tratto dal romanzo omonimo di Patricia Highsmith, Carol è la summa di tutte le suggestioni e i temi ricorrenti della filmografia di Todd Haynes: dall’ America suburbana e perbenista degli anni ’50 all’amore omosessuale, elemento narrativo portatore di quella carica rivoluzionaria e spregiudicata che ha toccato intimamente anche titoli passati come “Lontano dal paradiso” e “Velvet Goldmine”. L’amore che sboccia tra Carol Aird (Cate Blanchett) e Therese Belivet (Rooney Mara) scardina i valori pregiudiziali dell’epoca e fa esplodere la passione più intrigante ed acclamata del 2015 cinematografico. Premio a Canne per la Mara e sei candidature all’Oscar.
Qual è il film diretto d Todd Haynes che avete maggiormente amato? Fatecelo sapere nei commenti qui in basso.

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