5.2.18

A casa tutti bene - La recensione del nuovo film di Gabriele Muccino

Di Dario Ghezzi

Sara (Sabrina Impacciatore) organizza una festa per le nozze d’oro dei genitori Alba e Pietro e riunisce su un’isola tutti i suoi cari, compresi i fratelli Paolo (Stefano Accorsi), Carlo (Pierfrancesco Favino) e i cugini Sandro (Massimo Ghini), Riccardo (Gianmarco Tognazzi) con tanto di figli, mogli ed ex mogli al seguito. Una terribile tempesta blocca questa grande famiglia a casa dei due capostipiti e, a questo punto, emergono segreti, bugie, verità, rivelazioni e tradimenti destinate a cambiare per sempre le cose e a mettere in crisi equilibri faticosamente instaurati.
Questa è la trama, difficilmente riassumibile a causa dei numerosi intrecci in stile soap, dell’ultimo film di Gabriele Muccino A casa tutti bene nelle sale dal 14 febbraio, giorno di San Valentino. Il regista delinea una storia corale fatta di tantissimi protagonisti, alle prese con numerosi problemi, criticità e che affronta uno dei temi più ricalcati dalla filmografia di Muccino e cioè la famiglia. Anche in questo film, naturalmente, il modello a cui fa riferimento non è quello di tante pubblicità di biscotti e dolciumi, fatte di colori pastello e immagini armoniose. La famiglia del regista de L’ultimo bacio è spesso disfunzionale, sull’orlo di una crisi di nervi. E, qui, sono tante le persone che si ritrovano nei pressi di un precipizio, metaforico e non solo. Carlo a Sara, passando per Isabella (Elena Cucci), Elettra (Valeria Solarino) e Ginevra (Carolina Crescentini) fanno i conti con le loro insicurezze e con una stabilità destinata a frantumarsi, forse per sempre.


A casa tutti bene, tuttavia, è una summa del peggio del cinema di Muccino che prende in prestito tutti i cliché della sua precedente cinematografia e la mette al servizio di un cast stellare che, in questa pellicola, viene mortificato e reso alla stregua di comparse bellocce delle varie soap del palinsesto. Nell’opera c’è tutto un susseguirsi di urla, pianti, grida, esasperazione e il film è talmente nevrotico che sembra una confessione al proprio psicanalista di Muccino, probabilmente alle prese ancora una volta, con i fantasmi della sua di famiglia. Lo spunto del film è pure interessante e se non si trattasse dello stesso regista del pessimo L’estate addosso potremmo perfino scorgere nella trama delle citazioni a L’Angelo Sterminatore o a Il fascino discreto della borghesia di Luis Bunuel. Ma, in questo caso, non si mette alla berlina una classe sociale ma il fondamento stesso della civiltà e cioè la famiglia. In conferenza stampa, il regista ha affermato come per lui questa sia sempre il porto sicuro in cui tornare e che il film non è affatto generazionale. Peccato, però, che tutto emerge tranne che un nucleo famigliare sicuro, anzi il finale sembra non lasciare speranza né per la famiglia né per la generazione di mezzo, quella dei quarantenni. A casa tutti bene è uno dei film più "mucciniani" di Muccino e probabilmente sarà un successo di pubblico, ma a livello dei contenuti una pellicola che sicuramente non passerà alla storia.

Riguardo al cast, come dicevamo, sono pochi gli attori da salvare tra cui Claudia Gerini e Massimo Ghini, particolarmente intensi. Giulia Michelini, in una veste nuova, convince e emoziona. Il resto, performance da non inserire nel pur ricco curriculum.

VOTO: 5/10