A casa tutti bene – La recensione del nuovo film di Gabriele Muccino

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Di Dario Ghezzi

Sara
(Sabrina Impacciatore) organizza una festa per le nozze d’oro dei genitori Alba
e Pietro e riunisce su un’isola tutti i suoi cari, compresi i fratelli Paolo
(Stefano Accorsi), Carlo (Pierfrancesco Favino) e i cugini Sandro (Massimo
Ghini
), Riccardo (Gianmarco Tognazzi) con tanto di figli, mogli ed ex mogli al
seguito. Una terribile tempesta blocca questa grande famiglia a casa dei due
capostipiti e, a questo punto, emergono segreti, bugie, verità, rivelazioni e
tradimenti destinate a cambiare per sempre le cose e a mettere in crisi
equilibri faticosamente instaurati.

Questa è
la trama, difficilmente riassumibile a causa dei numerosi intrecci in stile
soap, dell’ultimo film di Gabriele Muccino A casa tutti bene nelle sale dal 14
febbraio
, giorno di San Valentino. Il regista delinea una storia corale fatta
di tantissimi protagonisti, alle prese con numerosi problemi, criticità e che
affronta uno dei temi più ricalcati dalla filmografia di Muccino e cioè la
famiglia. Anche in questo film, naturalmente, il modello a cui fa riferimento
non è quello di tante pubblicità di biscotti e dolciumi, fatte di colori
pastello e immagini armoniose. La famiglia del regista de L’ultimo bacio è spesso
disfunzionale, sull’orlo di una crisi di nervi. E, qui, sono tante le persone
che si ritrovano nei pressi di un precipizio, metaforico e non solo. Carlo a
Sara, passando per Isabella (Elena Cucci), Elettra (Valeria Solarino) e Ginevra
(Carolina Crescentini) fanno i conti con le loro insicurezze e con una stabilità
destinata a frantumarsi, forse per sempre.

A casa
tutti bene, tuttavia, è una summa del peggio del cinema di Muccino che prende
in prestito tutti i cliché della sua precedente cinematografia e la mette al
servizio di un cast stellare che, in questa pellicola, viene mortificato e reso
alla stregua di comparse bellocce delle varie soap del palinsesto. Nell’opera c’è
tutto un susseguirsi di urla, pianti, grida, esasperazione e il film è talmente
nevrotico che sembra una confessione al proprio psicanalista di Muccino,
probabilmente alle prese ancora una volta, con i fantasmi della sua di
famiglia. Lo spunto del film è pure interessante e se non si trattasse dello
stesso regista del pessimo L’estate addosso potremmo perfino scorgere nella
trama delle citazioni a L’Angelo Sterminatore o a Il fascino discreto della
borghesia
di Luis Bunuel. Ma, in questo caso, non si mette alla berlina una
classe sociale ma il fondamento stesso della civiltà e cioè la famiglia. In
conferenza stampa, il regista ha affermato come per lui questa sia sempre il
porto sicuro in cui tornare e che il film non è affatto generazionale. Peccato,
però, che tutto emerge tranne che un nucleo famigliare sicuro, anzi il finale
sembra non lasciare speranza né per la famiglia né per la generazione di mezzo,
quella dei quarantenni. A casa tutti bene è uno dei film più “mucciniani” di
Muccino e probabilmente sarà un successo di pubblico, ma a livello dei contenuti
una pellicola che sicuramente non passerà alla storia.
Riguardo
al cast, come dicevamo, sono pochi gli attori da salvare tra cui Claudia Gerini
e Massimo Ghini, particolarmente intensi. Giulia Michelini, in una veste nuova,
convince e emoziona. Il resto, performance da non inserire nel pur ricco curriculum.
VOTO: 5/10