È arrivato il Broncio – La recensione

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Di Daniele Ambrosini

Da oggi nelle sale italiane, È arrivato il Broncio è una co-produzione messicana e anglosassone, che può vantare la presenza nel cast vocale di Ian McShane e Lily Collins nella sua versione originale. Al momento inedito sia in territorio Inglese che in Messico, il film passerà per le nostre sale prima di essere distribuito nel resto del mondo. 


Ispirato all’omonima serie animata degli anni ’70, il film narra la storia di Terry, un giovane imprenditore che tenta di salvare il parco giochi inaugurato dalla nonna. Divenuta famosa grazie ad un libro di favole, la nonna aveva un rapporto speciale con il nipote Terry che fa di tutto pur di sentirla sempre vicina, tanto da decidere di non apportare nessun cambiamento al parco giochi dopo la sua morte, scelta che lo porta ad avere delle notevoli difficoltà economiche. Un giorno tentando di riparare una vecchia carrozza, Terry apre un portale magico che lo trasporta nel mondo fatato descritto nel libro di fiabe della nonna. Ma se anni prima Il Sorriso, l’ultimo mago rimasto nel reame, aveva tentato di portare la felicità a tutti senza essere compreso, adesso quello stesso mago, che ha mutato il suo nome divenendo Il Broncio, tenta di ottenere la sua vendetta portando la tristezza. La principessa Alba, alla vigilia della sua incoronazione dovrà fermarlo e troverà in Terry, che lei identifica come il suo principe azzurro, un alleato in questa rocambolesca avventura.
Realizzato in una computer grafica pesantissima e artificiosa, molto simile a quella utilizzata dalla Rainbow in Italia, È arrivato il Broncio offre un’ora e mezza di buon intrattenimento per piccoli e piccolissimi, fallendo nel conquistare anche l’attenzione degli adulti che inevitabilmente dovranno accompagnare quei bambini a vedere il film. Tutto all’interno di questo film sembra realizzato soltanto per catturare l’attenzione dei bambini che si suppone essere piuttosto bassa viste le sequenze velocissime, la fotografia coloratissima e le continue svolte narrative che servono per scongiurare un calo di interesse ma che a conti fatti non sono necessarie. È arrivato il Broncio lavora per accumulo, mettendo in gioco una lunga serie di cliché ai quali si mischia qualche trovata interessante che se valorizzata maggiormente avrebbe potuto fare la fortuna di un prodotto così visibilmente commerciale. Ne è un bell’esempio la sequenza dove un gruppo di palloncini anticonformisti sballati di ossigeno tentano di sconfiggere il Broncio a suon di post indignati, ed in alcuni di questi il cattivo viene addirittura paragonato a Trump, insomma non proprio un’idea banale per un cartone animato dedicato ad un pubblico under 10, forse con qualche altra strizzata d’occhio ad un pubblico adulto il tutto sarebbe risultato maggiormente godibile. Inevitabile il lieto fine e la morale banalotta. Il film in sè risulta godibile ed ai bambini piacerà ma la sua destinazione non dovrebbe essere la sala perché l’unico luogo dove un film del genere piò funzionare è la tv.

VOTO: 5/10



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