The Essential Clint Eastwood: cinque titoli per festeggiare il veterano del cinema americano

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Di Simone Fabriziani

Veterano iconico e assoluto del cinema americano in trasformazione a partire dagli anni ’60 in poi, il quattro volte premio Oscar Clint Eastwood spegne oggi 88 candeline, tra film davanti e dietro la macchina da presa. Volto ferreo e sabbioso del cinema western rivoluzionario di Sergio Leone fino a regista di alcuni lungometraggi dello stesso genere molto meno fortunati, Eastwood si è poi reinventato autore sopraffino dietro la macchina da presa ergendosi a vero e proprio autore della settima arte a partire soprattutto dagli anni ’90.

Firmando la regia di due capolavori oggi forse troppo sottovalutati come Gli spietati  e I ponti di Madison County Eastwood si afferma voce severa e autoritaria di un cinema crepuscolare e volto a rivalutare i valori di vecchiezza ed anzianità come emblemi di una settima arte statunitense in procinto di affrontare la rivoluzione e la nuova maturità di linguaggi del nuovo millennio. Sarà difatti soltanto con gli anni 2000 che Clint Eastwood porterà a nuove conclusioni temi già affrontati nelle sue pellicole precedenti con una  prolificità senza pari per la sua carriera dietro la macchina da presa soprattutto. Ecco cinque titoli scelti all’unanimità dalla Redazione per festeggiare le 88 candeline spente dal veterano per eccellenza del cinema Usa.
Gli spietati (1992)
Otto nomination all’Oscar e quattro statuette vinte (tra cui miglior film e miglior regia) per il western crepuscolare che chiude idealmente la lunga stagione del genere americano che ha fatto grandi John Ford e che ha reso indelebile sia il cinema rivoluzionario di Sergio Leone che il volto rugoso di Eastwood. Memorabile e luciferino Gene Hackman, grande vecchio del cinema statunitense qui premiato con la statuetta da non protagonista:



Mystic River (2003)
Tratto dal romanzo di Dennis Lehane, Clint Eastwood firma un thriller neo-noir sul mondo del crimine sommerso e sul senso di colpa. Grandi le performance, su cui spiccano Sean Penn e Tim Robbins premiati con la loro prima statuetta. Ad oggi forse tra i suoi film più apprezzati della sua intera carriera:



Million Dollar Baby (2004)
L’anno dopo Clint Eastwood torna alla grande con Million Dollar Baby, ispirato al libro di F.X. Toole e che rovescia in maniera intelligente lo stereotipo cinematografico del pugile maschio; a trionfare nei cuori dello spettatore è la dolente Maggie di Hilary Swank. Quattro premi Oscar, tra cui miglior film, regia, attrice protagonista e attore non protagonista a Morgan Freeman:

Changeling (2008)
Una scomparsa di un bambino, un terribile scambio di identità, una verità troppo crudele e impossibile da verbalizzare, la corruzione della polizia della Los Angeles degli anni ’30 ed una Angelina Jolie mai stata così brava. Una intensa storia vera per il film forse più emotivo di Clint Eastwood:

Gran Torino (2008)
Annus mirabilis per Clint Eastwood dietro la macchina da presa; con l’intenso Gran Torino il veterano si cimenta anche davanti l’obbiettivo della telecamera per raccontare una storia di profondo razzismo nella America di periferia e di un angelo custode pronto a tutto pur di difendere il suo vicinato. Ultima volta davanti la macchina da presa in un film da lui diretto, in attesa di The Mule il prossimo anno, molto probabilmente:


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