Mary e il fiore della strega – La recensione del film evento dello Studio Ghibli

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Di Massimo Vozza

Quando chiuse il reparto
produzione dello Studio Ghibli, Hiromasa
Yonebayashi
(regista di Arrietty e del candidato al premio Oscar come
miglior lungometraggio di animazione Quando c’era Marnie) decise di fondare con
alcuni colleghi e altri professionisti dell’animazione giapponese la nuova
società di produzione chiamata Studio Ponoc.

Il loro primo lungometraggio narra
la storia di Mary, una goffa e curiosa ragazzina pel di carota; una volta
trovati nel bosco un raro fiore e un particolare manico di scopa, Mary
acquisisce dei poteri che la porteranno a scoprire un fantastico mondo del
quale fa parte anche una misteriosa scuola di magia.
Come nei suoi film
precedenti, Yonebayashi torna a trasmettere il messaggio di “avere coraggio di
vivere” senza però riuscirci in modo davvero efficace. La sceneggiatura, tratta
dal racconto per bambini “La piccola scopa” del 1971 dell’autrice inglese Mary
Stewart, è stata scritta a quattro mani con Riko Sakaguchi (La storia della
principessa splendente) e punta a un pubblico più giovane di quel che ci si
potrebbe aspettare da chi viene da una produzione come quella dello Studio
Ghibli che riusciva il più delle volte a unire diverse generazioni: pur essendo
la storia fin troppo lineare e relativamente semplice, è farcita da battute
spesso didascaliche e ridondanti e i momenti di comicità potrebbero annoiare i
più grandi tra il pubblico.



A funzionare è sicuramente
l’animazione, soprattutto quella delle ambientazioni, dei personaggi umani e
degli effetti magici: gli anni di lavoro nella precedente casa di produzione
danno in questi casi i suoi frutti; convince molto meno, invece, la
caratterizzazione estetica di alcune creature fantastiche.
Divertente, per i fan del
genere, è sicuramente il ricercare alcune citazioni, più o meno velate, non
solo ai lavori dello Studio Ghibli ma anche ad altre favole.
Mary e il fiore della strega non riesce a darci chiaramente l’idea di cosa
dovremmo aspettarci in futuro dello Studio Ponoc: probabilmente lo scopriremo
solo con i prossimi lavori. Certo è che per ora sembra mancare un po’ di magia:
non quella alla quale la piccola protagonista rinuncia nella storia, ma quella
del cinema, soprattutto dal punto di vista narrativo.
A differenza di Kiki,
l’iconica strega dello Studio Ghibli che se ne volava felice con la sua scopa
mentre scorrevano i titoli di coda, Mary girovaga in bicicletta: la scelta di
voler restare il più possibile con i piedi per terra non poteva essere più
chiara.

VOTO: 6/10

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