12.6.18

Mary e il fiore della strega - La recensione del film evento dello Studio Ghibli

Di Massimo Vozza

Quando chiuse il reparto produzione dello Studio Ghibli, Hiromasa Yonebayashi (regista di Arrietty e del candidato al premio Oscar come miglior lungometraggio di animazione Quando c’era Marnie) decise di fondare con alcuni colleghi e altri professionisti dell’animazione giapponese la nuova società di produzione chiamata Studio Ponoc.
Il loro primo lungometraggio narra la storia di Mary, una goffa e curiosa ragazzina pel di carota; una volta trovati nel bosco un raro fiore e un particolare manico di scopa, Mary acquisisce dei poteri che la porteranno a scoprire un fantastico mondo del quale fa parte anche una misteriosa scuola di magia.
Come nei suoi film precedenti, Yonebayashi torna a trasmettere il messaggio di “avere coraggio di vivere” senza però riuscirci in modo davvero efficace. La sceneggiatura, tratta dal racconto per bambini “La piccola scopa” del 1971 dell’autrice inglese Mary Stewart, è stata scritta a quattro mani con Riko Sakaguchi (La storia della principessa splendente) e punta a un pubblico più giovane di quel che ci si potrebbe aspettare da chi viene da una produzione come quella dello Studio Ghibli che riusciva il più delle volte a unire diverse generazioni: pur essendo la storia fin troppo lineare e relativamente semplice, è farcita da battute spesso didascaliche e ridondanti e i momenti di comicità potrebbero annoiare i più grandi tra il pubblico.


A funzionare è sicuramente l’animazione, soprattutto quella delle ambientazioni, dei personaggi umani e degli effetti magici: gli anni di lavoro nella precedente casa di produzione danno in questi casi i suoi frutti; convince molto meno, invece, la caratterizzazione estetica di alcune creature fantastiche.
Divertente, per i fan del genere, è sicuramente il ricercare alcune citazioni, più o meno velate, non solo ai lavori dello Studio Ghibli ma anche ad altre favole.
Mary e il fiore della strega non riesce a darci chiaramente l’idea di cosa dovremmo aspettarci in futuro dello Studio Ponoc: probabilmente lo scopriremo solo con i prossimi lavori. Certo è che per ora sembra mancare un po’ di magia: non quella alla quale la piccola protagonista rinuncia nella storia, ma quella del cinema, soprattutto dal punto di vista narrativo.
A differenza di Kiki, l’iconica strega dello Studio Ghibli che se ne volava felice con la sua scopa mentre scorrevano i titoli di coda, Mary girovaga in bicicletta: la scelta di voler restare il più possibile con i piedi per terra non poteva essere più chiara.

VOTO: 6/10