Tully – La recensione del nuovo film di Jason Reitman con Charlize Theron

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Di Simone Fabriziani

Marlo, madre di due bambini e incinta del terzo, riceve come regalo dal fratello una tata per aiutarla durante la sera. Dapprima titubante di fronte alla situazione, Marlo stringerà un legame unico con la riflessiva, sorprendente e talvolta impegnativa, giovane tata di nome di Tully, una collegiale dallo spirito libero in grado di sconvolgerle l’esistenza. Dopo i passi falsi di Men, Women and Children e Un giorno come tanti, il regista e sceneggiatore Jason Reitman fa un passo indietro e torna alle radici della sua filmografia, quella migliore.

Tully nasce come terza collaborazione originale con la sceneggiatrice premio Oscar Diablo Cody, sodale scrittrice anche del sottovalutato Young Adult con protagonista una inedita Charlize Theron, qui nuovamente a proprio agio in un ruolo che la allontana felicemente ancora una volta dallo status di sex symbol. Ingrassata, trasandata e stanca, la Marlo di Reitman e Theron è quello che di più vicino la sceneggiatrice americana poteva concepire all’evoluzione naturale e narrativa della splendida e boccacciuta Juno nel film omonimo del 2007. Entrambi dedicati al tema della maternità, entrambi chiudono allo stesso tempo un cerchio tematico lasciato aperto più di dieci anni fa, qui idealmente compiuto in un piccolo character study dalla durata compressa di un’ora e trenta di scrittura intelligente e delicata.

A metà tra il film di Jason Reitman del 2007 con Ellen Page e un post-moderno riavvolgimento della bobina di Mary Poppins, Tully è sopratutto un racconto di depressione, un manualetto commovente su come riconoscerla e prenderla per le corna; al centro della non scontata narrazione, un duo di interpreti di prim’ordine (e della giovane in ascesa Mackenzie Davis ne sentiremo parlare molto presto, di nuovo) e un plot twist inaspettato che dona compattezza e un senso al ritratto in frantumi di Marlo, splendida madre di famiglia in crisi dai toni fin troppo odierni da cui l’empatia degli spettatori verso la donna in frantumi scritta ancora una volta mirabilmente e con commossa ammirazione e rispetto dalla penna di Diablo Cody.
Un ritorno sui propri passi per Reitman che di certo non profuma di capolavoro annunciato, ma che può valere come riprova di come Charlize Theron sia una delle più coraggiose interpreti in lingua inglese della sua generazione.

VOTO: 7,5/10


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