Shark – Il primo squalo – La recensione dell’action estivo con Jason Statham

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Di Simone Fabriziani

Cinque anni prima, l’esperto subacqueo e capitano della Marina Jonas Taylor ha incontrato un pericolo sconosciuto negli anfratti inesplorati della fossa delle Marianne ed è stato costretto ad abbandonare la sua missione e metà del suo equipaggio. Il tragico incidente gli è valso un congedo con disonore, la carriera e persino il suo matrimonio, e a nulla è servita la sua testimonianza, secondo cui era rimasto vittima di una creatura preistorica alta 70 piedi e creduta estinta da oltre un milione di anni. Quando però, a distanza di tempo, un sommergibile si inabissa nello stesso punto e necessita di aiuto, Jonas viene richiamato per una missione speciale che potrà ridargli indietro la sua reputazione. Tra Lo squalo e Jurassic Park, l’avventura in tempo d’estate è servita con l’adrenalinico Shark – Il primo squalo.
Diretto dal veterano dell’azione per il grande schermo Jon Turtletaub (“Il mistero dei Templari”, “L’apprendista stregone”), Shark – Il primo squalo rappresenta, nel bene o nel male, tutto quello dhe può funzionare al botteghino addormentato della calda estate cinematografica: location esotiche, marine e subacquee, una buona dose di ironia, un consistente peso in fase di sceneggiatura di frivolezza abbandono della seriosità, e sopratutto un idolo action che trasporti il maggior numero di audience nelle sale sfuggendo alla calura della stagione. Quell’uomo, nel caso del film di Turtletaub, è il britannico Jason Statham.

Contro ogni logica dell’azione e del buon senso, Shark – Il primo squalo si attesta così come divertente e scanzonato omaggio a classici del brivido estivo come Lo squalo di Spielberg strizzando intelligentemente l’occhio anche alla sfida “uomo versus animale preistorico” già sfruttata ampiamente dalla saga giurassica; il mix tra le due suggestioni cinematografiche si rivela un lungometraggio di pura azione in cui la sospensione dell’incredulità e l’abbandono di ogni logica del comportamento decadono in nome di una sfacciata ode al disimpegno, alla leggerezza. E non è scolpito nella pietra che sia necessariamente un male.
Nel cast, oltre al macilento Jason Statham, anche Rainn Wilson, Bingbing Li e Cliff Curtis.

VOTO: 6/10


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