15.8.18

Vanessa Redgrave: I 10 personaggi cult del Leone d'Oro alla Carriera a Venezia 75

Di Giuseppe Fadda 

I drammaturghi Tennessee Williams e Arthur Miller la definirono “la più grande attrice del nostro tempo”. Katharine Hepburn la descrisse come “una meraviglia a vedersi e a sentirsi”. È Vanessa Redgrave, nata a Londra il 30 gennaio 1937 e figlia degli attori Michael Redgrave e Rachel Kempson.
Sin dal suo esordio a fianco del padre nel 1958 in Behind the Mask, la Redgrave ha regalato una miriade di interpretazioni eccezionali, recitando a teatro le opere dei grandi quali Shakespeare, Cechov, Williams e O’Neill e lavorando al cinema con registi del calibro di Michelangelo Antonioni, James Ivory, Ken Russell, Stephen Frears, Fred Zinnemann, Elio Petri e Brian De Palma. Ha vinto un Premio Oscar, due Golden Globe, due Premi Emmy, la Coppa Volpi e due Premi per la miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes. Il prossimo mese riceverà il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia.

Ma Vanessa Redgrave non è solo una grande attrice, ma anche una grande donna e attivista: si è sempre battuta in difesa della working class, dei diritti umani, delle donne, della comunità LGBT e dell’ambiente, schierandosi apertamente contro la guerra in Vietnam, il Thatcherismo, l’apartheid, le condizioni disumane dei prigionieri a Guantánamo, le atrocità commesse nei confronti dello stato palestinese e la “guerra al terrorismo”. Nel 2004 ha fondato insieme al fratello Corin il partito politico Peace and Progress. Nel 2017 ha esordito alla regia con Sea Sorrow, un documentario sulla crisi europea dei migranti e in particolar modo i bambini rifugiati. Le sue politiche di estrema sinistra l’hanno resa un personaggio controverso, particolarmente criticato dall’ala conservatrice di Hollywood, ma il suo impegno politico è una delle ragioni che la rende una così grande attrice. La sua empatia e la sua compassione fanno sì che i suoi lavori non siano mai semplici interpretazioni: sono ritratti di umanità in tutte le sue sfaccettature e in certi casi diventano portatori di un vero e proprio messaggio sociale e politico.

Ecco i 10 ruoli che dimostrano non solo la versatilità dell’attrice, ma anche e soprattutto la sua capacità di immedesimarsi nelle sofferenze e nelle passioni di altri individui e che rendono la sua illustre carriera pienamente meritevole del Leone d’Oro. 

Vanessa Redgrave in "Blow Up"

10. Jane in Blow-Up (1966)
Il 1966 fu l’anno di svolta per Vanessa Redgrave: ricevette la sua prima nomination all’Oscar per la sua interpretazione in Morgan matto da legare di Karel Riesz e prese parte ad uno dei film più celebrati del grande Michelangelo Antonioni, Blow-Up. Un’esoterica riflessione sulla soggettività della percezione umana, Blow-Up dimostra la versatilità dell’attrice la cui interpretazione è in perfetta sintonia con lo stile peculiare di Antonioni. Del suo personaggio sappiamo a malapena il suo nome, Jane è un enigma che resta perennemente irrisolto. La Redgrave regala un’interpretazione tanto ipnotica e carismatica quanto ambivalente e indecifrabile: la sua Jane diventa uno schermo su cui lo spettatore proietta le sue idee e impressioni e l’attrice ci porta a interrogarci sulle motivazioni del personaggio lasciandoci senza risposta. In sole due scene, l’attrice crea un personaggio affascinante che arricchisce l’intero film.

9. Peggy Ramsay in Prick Up – L’importanza di essere Joe (1987)
Prick Up – L’importanza di essere Joe, bellissimo film di Stephen Frears, racconta la tormentata relazione tra il celebre drammaturgo Joe Orton (un ottimo Gary Oldman) e il suo infelice amante Kenneth  Halliwell (un altrettanto bravo Alfred Molina). La Redgrave interpreta Peggy Ramsay, l’agente di Orton che racconta retrospettivamente la storia dei due ad un giornalista statunitense. Le scene dell’attrice costituiscono la cornice della narrazione e il ruolo stesso è strumentale, potenzialmente accessorio. Eppure la Redgrave riesce a portarvi spessore e tridimensionalità, rendendo la Ramsay uno dei personaggi più interessanti del film. La sua interpretazione sarcastica ma colma di tenerezza la raffigura come una donna tanto pungente quanto tollerante, empatica e comprensiva. È il tramite tra la storia e lo spettatore, una finestra attraverso cui osserviamo gli eventi e li comprendiamo. È un esempio lampante del talento e dell’intelligenza dell’attrice la quale grazie al suo singolare carisma riesce ad elevare un ruolo che nelle mani di un’altra attrice avrebbe potuto essere monodimensionale. 

8. Olive Chancellor ne I bostoniani (1984)
Un adattamento dell’omonimo romanzo di Henry James, I bostoniani di James Ivory è un film elegante e ben scritto che riesce a catturare l’ambiguità morale dell’opera da cui è tratto malgrado alcune interpretazioni poco riuscite da parte di Madeleine Potter e Christopher Reeves. La Redgrave interpreta Olive Chancellor, una fervente femminista che si contende con un giovane avvocato conservatore il cuore e la mente di una bellissima giovane. È un ruolo che non gode di moltissimo tempo sullo schermo, ma la Redgrave ruba la scena ogni volta che compare grazie al suo ritratto complesso e sfaccettato. L’attrice non sfocia mai nel patetismo e non ha paura di raffigurare gli aspetti meno lusinghieri della donna, come la sua gelosia e possessività, eppure la sua Olive risulta il personaggio più toccante del film, una persona tanto convinta dei suoi ideali quanto confusa dai sentimenti che prova per la ragazza. Regala un’interpretazione tormentata, irrequieta, in un crescendo di intensità culminante nel suo monologo finale sull'emancipazione femminile che trascende il film stesso per assumere un carattere universale. 

7. Nina ne Il gabbiano (1968)
Il gabbiano non è tra le opere più ricordate del grande Sidney Lumet. Tratto dall’omonimo dramma di Cechov, sembra più uno spettacolo teatrale filmato che un prodotto cinematografico, una sensazione acuita dalle inquadrature statiche e da un’estetica scialba. Se il film prende vita è grazie alla bellezza del materiale di partenza e dalle buone interpretazioni da parte del cast, che include Simone Signoret e James Mason. La Redgrave ricopre il ruolo di Nina, un’aspirante attrice diligente ma priva di talento che si innamora di un famoso, affascinante scrittore. È un personaggio che appare semplice a primo impatto ma che rivela sfumature inaspettate man mano che la storia va avanti e la Redgrave mette in luce tutte le sue complessità. Incarna alla perfezione il candore e l’ingenuità di Nina e si confronta con il difficile linguaggio di Cechov dimostrandosi perfettamente all’altezza. L’attrice esegue brillantemente i monologhi del personaggio trovando un compromesso perfetto tra la teatralità della sceneggiatura e la misuratezza dello stile cinematografico. Nelle ultime scene del film, in cui Nina si rinchiude in un mondo di illusioni piuttosto che accettare il suo fallimento, raggiunge picchi di devastante intensità.

6. Fania Fenelon in Ballata per un condannato (1980)
Ballata per un condannato è un film televisivo ingiustamente dimenticato sulla vita della cantante ebrea Fania Fenelon e in particolar modo sulla sua prigionia nel campo di concentramento di Auschwitz. Il film è ricco di grandi interpretazioni femminili, tra cui spiccano quelle di Jane Alexander, Shirley Knight, Marisa Berenson e, ovviamente, quella della Redgrave nel ruolo della Fenelon. L’attrice offre un ritratto straziante di una donna che cerca di aggrapparsi al suo ultimo brandello di umanità nella situazione più deumanizzante possibile, interrogandosi sulle cause dell’insensata malvagità dell’Olocausto, mentre cerca conforto nella bellezza dell’arte in un mondo in cui non vi è più posto per essa. L’estenuante primo piano che chiude film, in cui la Fenelon canta la Marsigliese con voce rotta e il vuoto negli occhi, è uno dei momenti più alti della carriera dell’attrice.

Vanessa Redgrave in "Morgan matto da legare"

5. Leonie Delt in Morgan matto da legare (1966)
Come è già stato accennato sopra, Morgan matto da legare è il film che ha fruttato alla Redgrave la sua prima nomination all’Oscar (oltre al suo primo premio come miglior attrice al Festival di Cannes). Benché sia per certi versi un po’ datato, è un film spassoso e originale e un interessante ritratto dell’ambiente londinese negli anni immediatamente precedenti alla rivoluzione culturale. Il protagonista è Morgan (un eccezionale David Warner), un giovane trotskista con una passione per i gorilla che cerca disperatamente di riconquistare sua moglie Leonie, una donna altoborghese che è in procinto di ottenere il divorzio. Con un protagonista eccentrico come Morgan, il personaggio di Leonie sarebbe potuto apparire blando ma la Redgrave lo rende tanto interessante quanto quello di Warner. La sua interpretazione è elettrizzante, imprevedibile e spiritosa e l’attrice porta al personaggio un carisma unico e un’energia contagiosa. E soprattutto riesce a cogliere i sentimenti contrastanti di Leonie, che è irrimediabilmente attratta dalla personalità stravagante di Morgan nonostante sia proprio questa ad esasperarla. Sono queste contraddizioni che rendono il personaggio così affascinante, e la Redgrave riesce ad essere profondamente toccante nel mostrare come Leonie conserva ancora i residui dell'amore che un tempo la legava a Morgan. 

4. Ruth Wilcox in Casa Howard (1992)
Casa Howard, magnifico film di James Ivory sul crollo delle barriere sociali agli inizi del Novecento, annovera tra il suo cast alcuni dei nomi più grandi del cinema inglese quali Emma Thompson (meritatamente premiata con l’Oscar), Helena Bonham Carter e Anthony Hopkins, oltre ovviamente alla stessa Redgrave. L’attrice compare per poco più di un quarto d’ora nel film, eppure il suo indelebile ritratto di Ruth Wilcox è uno degli aspetti più memorabili. Ruth è un personaggio molto affascinante, una donna aristocratica che, consapevole della sua morte imminente, decide di lasciare la sua casa ad una giovane borghese superando il divario sociale che le differenzia. È un’interpretazione nostalgica e delicata la cui bellezza sta nei dettagli, nei piccoli gesti, negli sguardi fugaci, negli spazi tra le parole, negli improvvisi sprazzi di vitalità di una donna morente che non ha smesso di amare la vita. Nonostante il suo brevissimo tempo sulla scena, la Redgrave realizza una caratterizzazione completa secondo ogni punto di vista.

3. Giulia in Giulia (1977)
Sin dagli inizi della sua carriera, Vanessa Redgrave si è sempre schierata ferocemente contro politiche filofasciste, attirando l’ammirazione di molti e l’avversione di altri. Perciò è calzante che ad averle fruttato l’Oscar sia stato il ruolo di Giulia, una ragazza benestante che rinuncia ai suoi privilegi per prendere parte alla Resistenza contro il nazifascismo. Nonostante il suo personaggio dia il titolo al film e sia il suo baricentro, la Redgrave compare in pochissime scene: non seguiamo la sua prospettiva ma quella del personaggio interpretato da Jane Fonda, ovvero la scrittrice Lillian Hellman, migliore amica di Giulia. Tuttavia, l’interpretazione della Redgrave è così indelebile che la sua presenza aleggia sull’interno film e permea anche i passaggi in cui non compare. Nelle sue prime scene trasmette alla perfezione l’integrità degli ideali di Giulia rendendola una figura di una purezza quasi eterea. Rientra in scena solo nell’ultima parte del film, in una scena straziante in cui le due amiche si rincontrano dopo anni. È il climax della storia e le due attrici sono straordinarie: la Redgrave è commovente nel ritrarre la gioia di Giulia nel ricongiungersi con Lillian, ma la sua interpretazione rivela anche l’amarezza mascherata da un freddo pragmatismo di una donna che ha perso tutto in nome della sua causa.

2. Isadora Duncan in Isadora (1968)
Isadora, diretto da Karel Reisz, è la biografia della ballerina Isadora Duncan, nota per essere stata la precorritrice della danza moderna e per il suo stravagante stile di vita all’insegna dell’indipendenza e dell’amore libero. È un ruolo molto esigente sia dal punto di vista fisico che da quello emotivo, ma l’interpretazione della Redgrave è un trionfo su entrambi i fronti. Non solo esegue le scene di danza con una mirabile precisione tecnica, ma le recita, utilizzando la fisicità per trasmettere l’incontrollabile spirito di libertà che caratterizza Isadora. La Redgrave regala un’interpretazione volutamente sopra le righe, ma non ridicolizza mai il suo personaggio: la sua stravaganza ed eccentricità non sono segno di frivolezza, ma di un abbraccio alla vita e all’amore in tutte le sue forme e manifestazioni. Il film ripercorre la carriera della Duncan alternandola a scene incentrate sugli ultimi anni di vita della donna: in esse, la Redgrave è eccezionale nel mostrare come l’età e l’alcol hanno indebolito il fisico della donna ma non hanno potuto intaccare la sua voglia di vivere. È un’interpretazione esplosiva e vitale, che ha fruttato all’attrice un meritatissimo premio per la miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes.

Vanessa Redgrave ne "I diavoli"

1. Suor Jeanne degli Angeli ne I diavoli (1971)
I diavoli, capolavoro di Ken Russell basato su eventi reali accaduti nel 1634, è uno dei film più controversi della storia del cinema: presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1971, fu accusato di essere un’opera blasfema, volgare e faziosa e fu ritirato dalle sale cinematografiche quasi immediatamente dopo la sua uscita. È ancora oggi vietato in numerosi paesi del mondo e nelle rare occasioni in cui viene mostrato è pesantemente censurato. Che la Redgrave abbia deciso di prenderne parte è il segno del suo coraggio e della sua integrità artistica, ed è proprio in questo film che offre la sua più grande interpretazione. Il ruolo è quello di Suor Jeanne degli Angeli, la badessa di un convento la cui frustrazione per il suo fisico deforme e per la sua attrazione non corrisposta per il presbitero Grandier furono la causa scatenante di un caso di isteria collettiva che portò ad una sanguinosa caccia alle streghe. Si tratta di una performance grottesca, viscerale e agghiacciante e l’attrice incarna senza inibizioni la psiche depravata della donna. Ma ciò che rende il suo ritratto così indimenticabile è la fragilità e l’umanità che la Redgrave porta al personaggio in quei piccoli momenti di dubbio e malinconica introspezione, in cui l’attrice rivela la profonda disperazione che si cela dietro alle sue azioni. La sua Suor Jeanne è inquietante e alienante, ma in una certa misura riesce a essere persino commovente. È un ritratto psicologico di straordinaria complessità che consacra la Redgrave come una delle attrici più audaci e più grandi della storia del cinema.

Menzioni d’onore: Nonostante Maria Stuarda regina di Scozia (1971) sia più spesso una soap opera in costume che un film storico da prendere sul serio, Vanessa Redgrave offre una memorabile interpretazione. Nel corso della storia, il personaggio è stato spesso raffigurato come una figura quasi machiavellica, una donna manipolatrice e senza scrupoli, ma l’approccio della Redgrave è atipico e originale: la sua Maria Stuarda è una donna vulnerabile e passionale coinvolta in un gioco politico che non è in grado di affrontare. Nelle scene finali del film, in cui la monarca accetta la sua morte con dignità, l’attrice porta al film un pathos e una profondità che non avrebbe mai raggiunto senza di lei. Degna di nota è anche la sua prova ne Il mistero di Wetherby (1995), in cui l’attrice ritrae alla perfezione la paralisi emotiva di una donna sola che deve trovare la forza di ricominciare a vivere. Tra le sue performance più recenti, bisogna ricordare il suo brevissimo ma straziante cameo in Espiazione (2007) e il suo indelebile ritratto della tenace matriarca Volumnia in Coriolanus (2011) di Ralph Fiennes, tratto dall’opera omonima di Shakespeare.