Bumblebee – La recensione dello spinoff diretto da Travis Knight

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Di Simone Agueci

Era il 2007, quando Michael Bay irrompeva nelle sale di tutto il mondo con il primo Transformers, presentando un prodotto visivamente accattivante e carismatico, facendo delle esplosioni, delle scene d’azione e della distruzione apocalittica il proprio marchio di fabbrica, trasferendolo via via in ogni film successivo della saga finendo tuttavia per stancare ed appesantire sempre di più il brand dei robot targati Hasbro, fino ad arrivare al flop di Transformers- L’ultimo cavaliere dello scorso anno segnando un cambio di direzione per i futuri film in programmazione.
Con Bumblebee il cambiamento avviene fin dalla regia, abbandonando l’egemonia di Michael Bay, il film è diretto da Travis Knight, gia regista del film d’animazione Kubo e la spada magica, distaccandosi non del tutto dai vecchi film, ma strizzando l’occhio ai fan percorre una strada fatta di sentimenti, di umanità dirigendosi quasi al teen drama senza, però abbandonare le esplosioni e le gigantesche macchine aliene.
Cybertron è ormai al collasso, la ribellione Autobot con a capo il buon vecchio Optimus Prime è in svantaggio e rischia di perdere la guerra contro i Decepticon desiderosi di governare il pianeta e di apprendere un potere inestimabile, attirando il fuoco su di se Optimus da l’ordine di sparpagliarsi per la galassia in modo da stabilire una base nell’attesa di riorganizzarsi e preparare una nuova offensiva contro la fazione avversaria; uno degli Autobot  finisce proprio sulla terra e quel robot è B127 ovvero quello che verrà ricordato poi con il nome di Bumblebee.
Appena atterrato sul pianeta l’alieno giallo si ritroverà alle calcagna l’esercito statunitense che dopo uno scontro in un primo tempo con i soldati e poi con un Decepticon non meglio identificato, perderà la memoria e la capacità di parlare costringendolo cosi a nascondersi e senza sapere perche si trovi cosi lontano dal proprio pianeta natale. La svolta avviene quando una giovane teenager Charlie Watson, interpretata dalla bravissima Hailee Steinfeld, trova un maggiolino giallo in un vecchio deposito scoprendo poi che non si tratta solo di una vecchia auto, ma di un essere vivente instaurando un legame di amicizia e di protezione che permea tutta la pellicola.

Bumblebee è senza ombra di dubbio il miglior film della saga dei Transformers perché da spazio a temi più maturi affrontando la morte e l’assenza di un genitore durante l’adolescenza di Charlie, il dover rimboccarsi le maniche ad un’età nella quale si dovrebbe essere spensierati e pieni di gioia, ma che per la protagonista non è, raccontandolo anche grazie a delle ottime musiche in pieno stile anni 80, non abbandonando le vecchie e care esplosioni e scazzottate tra alieni giganti che tutti in fondo amiamo.
Bumblebee si presenta come una via di mezzo tra un prequel e un reboot della saga cambiando innanzitutto il design dei Transformers abbandonando l’epicità e il cinematografico disegno ideato nelle vecchie pellicole, abbracciando l’originale caratterizzazione anni 80 che avevano i giocattoli della Hasbro.
La pellicola rappresenta un buon rilancio per il franchise ponendosi come “esperimento” per riportare in auge una serie che aveva perso la retta via e per molti versi riuscendosi grazie a un’ottima protagonista, ad un comparto tecnico praticamente ineccepibile, cadendo tuttavia in alcuni clichè tipici dei teen movie e in alcune scene lascia poco spazio all’immaginazione dello spettatore ponendosi in modo forse troppo lineare e statico oltre alla totale assenza di un villain vero e proprio essendo poco  caratterizzati.

VOTO : 7.5/10


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