La fantastica signora Maisel – La recensione della seconda stagione della serie vincitrice di Emmy e Golden Globe

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Di Daniele Ambrosini

Dopo aver vinto 2 Golden Globe e 8 Emmy Award, compreso il riconoscimento come miglior serie comedy dell’anno, ed essere stata rinnovata per una terza stagione prima ancora che la seconda andasse in onda, La fantastica signora Maisel si conferma un vero e proprio fenomeno televisivo. La serie creata da Amy Sherman-Palladino, già creatrice di Una mamma per amica, è una delle migliori offerte del sempre crescente palinsesto di Amazon Prime Video, e questa gloriosa, divertentissima seconda stagione non è altro che una gradita conferma dell’altissima qualità della serie. 

In questi nuovi episodi Midge Maisel fa passi da gigante verso la popolarità, dedicandosi sempre di più alla sua carriera nel mondo delle stand up comedy, accumulando ingaggi su ingaggi nel tentativo di farsi un nome. Un nuovo interesse amoroso complica la sua turbolenta relazione con l’ormai ex marito Joel, mentre una lunga serie di imprevisti familiari rendono piuttosto frizzante l’atmosfera casalinga. 
La seconda stagione va molto in profondità nella caratterizzazione della sua protagonista, rendendola un personaggio tridimensionale, molto più credibile di quanto non fosse nella precedente stagione. Miriam Maisel è in qualche modo un’eroina femminista ante litteram, una donna che lotta per avere una propria carriera, non dipendere dalla propria famiglia e non essere solamente un’ingombrante estensione del marito; ma, allo stesso tempo, è una donna completamente inconsapevole, ingenua e fallace. La signora Maisel è una donna dell’alta società, con le spalle coperte da una famiglia benestante, che agisce mossa solamente dall’ambizione ad autorealizzarsi, senza mai fermarsi a riflettere su quella che è la sua reale situazione all’interno della società. Midge è una donna coraggiosa, sì, ma è anche una donna che può permetterselo, una donna privilegiata, che fallisce nel riconoscere la sua stessa fortuna. Sostanzialmente è un personaggio degli anni ’50, una donna che ancora non è realmente una femminista, ma che potrebbe diventarlo, con il tempo. È il pubblico stesso a volerla vedere come un personaggio più evoluto di quanto non sia e con questa erronea (poiché troppo moderna) percezione degli spettatori Amy Sherman-Palladino ed il team di sceneggiatori giocano molto, rendendo Midge un personaggio ricco di sfumature inaspettate, un personaggio fatto di luci ed ombre.

La fantastica signora Maisel è una serie misurata, che affronta occasionalmente tematiche sociali  rilevanti (dalla condizione femminile alla censura) senza mai calcare troppo la mano. È una serie incredibilmente divertente che ha sempre la battuta pronta, in grado di colpire sempre nel segno, scritta in modo intelligente e diretta con un’eleganza che rimanda all’Hollywood degli anni d’oro, ma che non manca di concedersi scelte più oculatamente moderne e qualche virtuosismo. La seconda stagione ha una struttura differente dalla prima, essendo evidentemente divisa in macro sezioni narrative composte da due-tre episodi l’una, una scelta narrativa interessante, ma che un po’ limita la continuità all’interno della stagione. Gli episodi da 50 minuti l’uno, però, rimediano, almeno in parte, alla evidente frammentazione narrativa, offrendo un respiro maggiore ad una serie che, pur essendo una serie comica, non poteva essere limitata nel classico formato da 20 minuti a puntata.  
La seconda stagione de La fantastica signora Maisel osa molto, fa scelte narrativamente coraggiose, certo, a volte discutibili, ma sempre mirate ad aggiungere qualcosa a quello che è adesso un viaggio molto ben delineato verso un obiettivo sempre più tangibile. Si potrebbe dire che la stagione 2 dà un senso all’intera serie, mettendo in prospettiva tute le conquiste, gli ostacoli, i successi e gli inevitabili fallimenti che verranno in futuro. E lo fa in grande stile. 
Rachel Brosnahan è sempre eccezionalmente energica nel ruolo di Midge, la casalinga della upper class diventata stella nascente della scena comica newyorkese dalla parlantina svelta e dal piglio impertinente ed irresistibile, un secondo Emmy sembra essere sulla sua strada. Ad affiancarla c’è Alex Borstein che interpreta Susie, l’agente e perfetta spalla di Midge, personaggio in grado di mettere in evidenza tutte le contraddizioni ed i limiti della protagonista. Ottime sono anche prove di Tony Shalhoub e Marin Hinkle, fin troppo sottovalutati interpreti dei genitori della protagonista, e di Michael Zegen e della new entry Zachary Levi, rispettivamente nei panni dell’ex marito e del nuovo interesse amoroso di Midge.
VOTO: 8,5/10