Dragon Trainer – Il mondo nascosto – La recensione dell’ultimo capitolo della trilogia animata targata DreamWorks

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Di Daniele Ambrosini

Hiccup, ormai re di Berk, insieme ad un gruppo di fidati compagni di avventure continua a salvare i draghi che finiscono preda dei mercanti e dei bracconieri portandoli a Berk, dove sta mettendo in piedi un mondo utopico in cui uomini e draghi convivono in armonia.

Grazie all’aiuto di Sdentato, drago alfa del branco, nonché suo amico per la pelle, riesce a mantenere l’ordine nella sempre più affollata cittadina vichinga. Dopo l’ennesima missione di salvataggio andata a buon fine, i mercanti di draghi decidono di rivolgersi a Grimmel, lo più spietato cacciatore in circolazione, per eliminare Sdentato; questi decide di attirare l’attenzione della furia buia con l’unico esemplare di femmina della specie rimasta. Hiccup, deciso a salvare il suo amico e tutti gli altri draghi di Berk, si mette sulle tracce del leggendario mondo nascosto, un luogo dove i draghi vivono in pace, lontani dalla cattiveria di uomini come Grimmel, e che potrebbe essere una nuova casa per i cittadini di Berk.
Nei film d’animazione, spesso e volentieri, il tempo è un concetto astratto, poco concreto, un elemento sul quale fare leva per emozionare e per giustificare un determinato personaggio. Solitamente è il binomio presente-passato l’unica chiave temporale che è possibile attribuire a queste produzioni che, al netto di una crescita evidente dei propri personaggi nel corso della pellicola, sembrano fossilizzate in un momento preciso e ben limitato, quello in cui la storia inizia e finisce. Ciò che rende davvero interessante Dragon Trainer come opera nel suo complesso è proprio il fatto che Hiccup invece subisca il tempo, invecchi e maturi con l’avanzare dei film e che in ogni capitolo debba affrontare sfide diverse con un atteggiamento nuovo, dovuto non solo alle lezioni imparate dal passato, ma anche dalla contingenza del tempo presente. Nel corso del primo film, Hiccup aveva 15 anni, nel terzo ne ha 21, e sul finale ne guadagna qualcuno in più. Quello tacciato dal regista e sceneggiatore Dean DeBlois nel corso di tre film è un percorso di formazione efficace che si dirama nel tempo e ne coglie momenti e sfumature diverse, viaggiando tra passato e futuro e dando un senso concreto al fuggevole presente. Poche altri prodotti di animazione hanno tentato operazioni simili, basti pensare ad Andy in Toy Story che è forse l’unico personaggio nell’universo Pixar a subire gli effetti del tempo, senza però essere protagonista del suo film.
Il mondo nascosto è un’ottima chiusura per la saga di Dragon Trainer, soprattutto perché è in grado di portare a compimento il percorso formativo di Hiccup in maniera eccellente, ma anche perché nel farlo non sacrifica niente. Nel film c’è tutto e per qualunque tipo di pubblico, dalle scene d’azione coreografate alla perfezione ed animate splendidamente, ad una scena di corteggiamento in grado di fondere romanticismo e slapstick comedy vecchio stile. La sceneggiatura di Dean DeBlois riesce a dare ad una linea di trama semplice, in cui la dicotomia bene-male fa da padrona, una struttura alquanto complessa in cui i vari elementi messi in gioco nella prima parte del film vengono equilibrati con astuzia nel prosieguo della narrazione. Una concatenazione degli eventi non banale ed una maggiore attenzione ai personaggi rispetto al contesto (il mondo nascosto, per fortuna, è solo un pretesto per poi parlare d’altro) rendono Dragon Trainer – Il mondo nascosto un film riuscito. Laddove si poteva fare di meglio, in fase di scrittura, è sui dialoghi, evidentemente pensati per essere a misura di bambino, ben più di quanto non lo sia il film nel suo complesso, e sulla caratterizzazione del cattivo di turno. Grimmel infatti non sembra essere mosso da motivazioni reali al di fuori della passione per la caccia e la gloria che questa gli porta, manca una background story in grado di scavare più in profondità in un personaggio che, in realtà, è anche abbastanza affascinante, in lingua originale doppiato egregiamente dallo spesso ingiustamente dimenticato premio Oscar F. Murray Abraham.
Le radici, il senso di appartenenza, la natura, la perdita, il distacco, l’amore, le responsabilità e la diversità tra i tanti temi trattati in Dragon Trainer – Il mondo nascosto in modo più o meno diretto e che lo rendono un riuscito compendio dei dialoghi che i due film precedenti avevano avviato, ma non solo. Il terzo capitolo di Dragon Trainer espande quelle conversazioni e porta in campo nuovi elementi, in grado di renderlo molto efficace anche come opera stand alone. 
In un mondo in cui la supremazia Disney in campo animato è indiscussa, Dragon Trainer è sicuramente il prodotto concorrente più riuscito e completo degli ultimi anni, oltre ad essere decisamente più convincente di molti sequel targati Disney di recente produzione. Nel suo complesso si tratta sicuramente della miglior saga animata prodotta dalla DreamWorks, finalmente riuscita a dare una degna conclusione ad uno dei suoi prodotti ad episodi (dopo aver del fallito con Shrek, Madagascar e Kung Fu Panda, tutti decisamente rovinati dal terzo capitolo).
VOTO: 7,5/10


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