X-Men: Dark Phoenix – La recensione dell’ultimo capitolo della saga dedicata ai mutanti Marvel

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Di Massimo Vozza

La storia cinematografica degli X-Men, iniziata con il film del 2000 diretto da Bryan Singer, giunge alla sua conclusione con lo sceneggiatore veterano della saga Simon Kinberg, stavolta anche regista, prima di doverla vedere obbligatoriamente rinascere dalle ceneri (come una fenice) all’interno del Marvel Cinematic Universe. Dark Phoenix, la cui distribuzione è stata rimandata anche per dover rigirare parte del finale, diventa quindi non un capitolo qualunque che arricchisce la narrazione dei mutanti capitanati dal Professor X ma il suo epilogo forzato e, nonostante questo, soddisfacente. 

Ci troviamo nel 1992, nel pieno di una serena collaborazione tra X-Men e governo statunitense che spinge Charles Xavier ad accettare per la sua squadra incarichi sempre più rischiosi tanto da mettere seriamente a rischio le loro vite; quando un brillamento solare colpisce Jean Grey durante una missione nello spazio, la ragazza sopravvive tanto da meritare il soprannome di Fenice. Jean però perde il controllo delle sue abilità mettendo così a rischio la vita dei suoi compagni e perfino quella dell’intera umanità.
La centralità narrativa del personaggio interpretato più che discretamente da Sophie Turner è evidente eppure il film si può definire certamente corale: i personaggi interpretati dallo stellare cast composto da James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult e Tye Sheridan, di ritorno nei loro rispettivi ruoli, rimangono direttamente coinvolti dal lato oscuro della Fenice, che li porta perfino a prendere posizioni contrastanti, mentre vengono minacciati dall’aliena mutaforma Lilandra, villain poco interessante interpretato da una Jessica Chastain sottotono forse perché fuori luogo nel cinema di genere e d’intrattenimento.

A funzionare particolarmente sono le ragioni del cambiamento di Jean che, andando al di là del soprannaturale, toccano il suo passato e la memoria che ha di esso e quindi spostando continuamente l’asse tra conflitto esterno e interno. Mentre il tema della diversità viene messo per lo più da parte, quello della famiglia, quella naturale e quella che ci scegliamo e/o creiamo, sovrasta l’intero film seppur non tocchi mai la profondità sperata. Nelle quasi due ore non mancano sequenze d’azione ma è solo oltre la sua metà che il film decolla veramente, soprattutto dal punto di vista della spettacolarità, grazie a uno scontro dietro l’altro ben realizzato e la capacità di riuscire a toccare le corde emotive degli appassionati nel frettoloso ma riuscito epilogo, cosa che avremmo sperato anche quando, precedentemente, la squadra è costretta ad affrontare il suo primo lutto. 
Senza anticipare altro, si può certamente dire che X-Men – Dark Phoenix è un buon prodotto, nella media rispetto all’intera saga ma probabilmente al di sotto delle aspettative di un fandom che, dopo 19 anni, avrebbe meritato di più, come il colmare i buchi narrativi rimasti obbligatoriamente e un collegamento diretto al primo titolo, seppur in una nuova linea temporale. Eppure in quell’ultima scena c’è tutto quello di cui avevo bisogno e spero di cui avevate bisogno anche voi. 

VOTO: 7/10


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