Artemis Fowl- La recensione del fallimentare adattamento Disney diretto da Kenneth Branagh

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Di Massimo Vozza

Approcciarsi all’ultimo prodotto della Disney ha richiesto un esercizio di elasticità mentale per il sottoscritto: nonostante i romanzi dai quali è liberamente tratto siano stati pubblicati esattamente per i bambini e i ragazzi della mia generazione, non mi ci sono mai addentrato in prima persona; così l’Artemis Fowl delle pagine di Eoin Colfer resta ancora per me un totale sconosciuto.
Per tale ragione, se da una parte questo mi ha impedito fortunatamente di scrivere una recensione sulla trasposizione cinematografica lasciandomi andare a inutili paragoni con l’opera originaria, dall’altra ha reso difficile il ritrovare il bambino che in me, il quale sarebbe potuto crescere con questo prodotto, per accostarmici al meglio. Alla fine però mi sono detto che era della Disney della quale si stava parlando, quella capace di coinvolgere da sempre un pubblico ampio indipendente dal target dell’opera. Stavolta però qualcosa è andato storto e non è neanche la prima volta (Nelle pieghe del tempo vi dice qualcosa?).
Artemis Fowl ci appare come un giocattolo non abbastanza datato da venire usato per l’ennesima operazione nostalgia (come avviene spesso con i live action dei classici) ma neanche abbastanza contemporaneo e innovativo da essere appetibile per la nuova generazione di giovanissimi; nel cercare di dargli una direzione progettuale che coinvolgesse tutti ci si deve essere decisamente persi.
Gli errori nello specifico riguardano sia la messa in scena che la scrittura: alla cabina di regia, Kenneth Branagh non riesce ad andare oltre a qualche movimento di camera studiato e commette i medesimi errori commessi in Thor, non riuscendo soprattutto mai a sfruttare il potenziale delle scene votate all’azione e che avrebbero meritato un sapiente uso degli effetti speciali (che appaiono inoltre abbastanza posticci), e, complice anche la sceneggiatura, non riuscendo a farci entrare veramente nella vicenda, la quale inizia e finisce senza uno sviluppo convincente, con un climax che è difficile definire tale, tanto da dare l’impressione di trovarsi più a metà film che alla soglia dell’epilogo mentre lo si guarda con aria anche abbastanza annoiata. Inoltre, data la quantità di elementi, che fondono insieme mondo moderno e fantasy/miti irlandesi (proponendo leggendarie creature quali fate, goblin, nani e troll), la durata del film è troppo ridotta e ci si ritrova ad assimilare una serie di informazioni didascaliche perfino senza che vi sia a volte un vero riscontro narrativo: esemplare è il definirsi di Artemis “un genio del crimine” quando le capacità che lo renderebbero tale non vengono mai a galla (a malapena quelle del padre delle quali si accenna solo).
Non aiuta neanche il giovane cast, abbastanza mediocre se non addirittura insopportabile mentre quello dei navigati (Judi Dench e Colin Farrell in primis) è del tutto sprecato: in particolare Ferdia Shaw rende il protagonista che interpreta talmente odioso da farci valutare meno negativamente le scene nella quali non è presente.
A conti fatti, Artemis Fowl fallisce miseramente come tante altre saghe per ragazzi trasposte per il grande schermo che non hanno mai visto la loro conclusione: da Le cronache di Narnia a Eragon, passando per Percy Jackson che dovrebbe ritrovare vita proprio con la Disney ma stavolta come serie tv, augurandoci che nel frattempo imparino dagli errori commessi da chi li ha preceduti.
VOTO: 3/10


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