Le strade del male – recensione del thriller di Netflix con Tom Holland e Robert Pattinson

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Di Giuseppe Fadda

Quattro anni dopo l’uscita dell’eccellente, devastante Christine, Antonio Campos ritorna alla regia, questa volta con un adattamento del romanzo di Donald Ray PollockLe strade del male, pubblicato nel 2011. La trasposizione di un acclamato best-seller con un cast ricco di nomi come Tom Holland, Robert Pattinson e Sebastian Stan? Un successo potenzialmente garantito. Ma probabilmente non sarà questo il caso di Le strade del male, a cui la critica statunitense ha già riservato un’accoglienza tiepida; forse alcuni saranno infastiditi dall’alto numero di personaggi e dal continuo scivolare da una storia all’altra; e sicuramente molti saranno urtati dalla grottesca violenza che percorre il film dall’inizio alla fine. Reazioni più che comprensibili: Campos mette in scena egregiamente il complesso intreccio del romanzo di Pollock, ma non può impedire alla storia di risultare occasionalmente dispersiva e ad alcuni personaggi di apparire poco approfonditi; quanto alla violenza, in linea di massima è motivata, anche se non mancano momenti di gore gratuito e anche un po’ compiaciuto. Tuttavia, nel complesso, Le strade del male è un film affascinante quanto disturbante, un cupo e grottesco ritratto di un’America squallida, corrotta, in cui le armi e Dio sono l’unica autorità, o meglio sono un tutt’uno. Un’America in cui il dio è la violenza. 

Per raccontare la sua storia, il film si avvale di una voce narrante, che appartiene all’autore stesso del romanzo. Un espediente che sulle prime può apparire datato e quasi goffo, ma in definitiva fondamentale per garantire la coesione del racconto e semplificare la presentazione dei personaggi. Al centro della vicenda, ambientata tra la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra in Vietnam, c’è Arvin (Tom Holland), il figlio adolescente di Willard (Bill Skarsgard), un veterano traumatizzato dai ricordi, e Charlotte (Hailey Bennett), una cameriera. La prima mezz’ora del film è in gran parte dedicata ai genitori di Arvin, in particolare alla figura di Willard, il cui spettro aleggia su tutto il resto del film grazie alla viscerale performance di Skarsgard. Arvin vive a Coal Creek, in West Virginia. Introverso e solitario, la sua unica amica è Lenora (Eliza Scanlen), una timida ragazza orfana che considera come una sorella. La strada di Alvin si incrocia con quella di numerosi individui: Carl e Sandy (Jason Clarke e Riley Keough), un’imprevedibile e sadica coppia di assassini; Preston Teagardin (Robert Pattinson), il nuovo, ambiguo pastore di Coal Creek; Lee Brodecker (Sebastian Stan), poliziotto corrotto nonché fratello di Sandy. Le vite di tutti questi personaggi convergono nei modi e nei momenti più diversi e inaspettati, risultando in una scia di sangue, inganni e vendette che condurrà Arvin a una dolorosa e consapevole maturità. 

I freddi, desolati paesaggi dell’Ohio e del West Virginia, attraverso la lente del direttore della fotografia Lol Crawley, rispecchiano il malessere esistenziale dei suoi tormentati, alienanti personaggi. Il taglio estetico rimanda ai film di Coen, Non è un paese per vecchi in primis, ma Le strade del male è completamente privo di quel brillante umorismo nero che caratterizzerebbe un’opera coeniana: nella visione di Campos c’è poco spazio per la risata di qualunque tempo, e tanto meno per la speranza, il che rende i piccoli momenti di umanità e solidarietà ancora più strazianti. Più che nei dialoghi, a volte troppo stilizzati se non addirittura didascalici, la potenza della sceneggiatura (scritta dal regista e Paulo Campos) si riscontra soprattutto nel ritratto complessivo che emerge, nello sguardo d’insieme su una società gretta, ipocrita e sanguinosa, in cui i più forti nascondono le loro malefatte dietro a un distintivo o un crocifisso e i più deboli, o i più buoni, finiscono per essere schiacciati. Non mancano comunque singole scene molto ben scritte e realizzate, come l’ultimo, agghiacciante confronto tra Holland e Pattinson. 

Senza dubbio, il cast è uno dei punti di forza del film. Tom Holland aveva già dimostrato ampiamente di essere un attore capace anche al di fuori del ruolo di Peter Parker, ma questa è forse la sua migliore interpretazione, costantemente in bilico tra una rabbia risentita e una toccante tenerezza, in un crescendo di intensità che culmina nel catartico finale. Riley Keough, nel personaggio femminile più interessante del film, coglie la depravazione di Sandy, senza però trascurare il suo crescente senso di colpa e la sua disperazione di fondo (il suo frequente compagno di scena, Jason Clarke, non sfigura, ma ha un ruolo decisamente meno interessante). Sebastian Stan dimostra per l’ennesima volta la sua versatilità catturando a pieno lo squallore del poliziotto corrotto, così come Eliza Scanlen, tanto innocente qui e in Piccole donne quanto terrificante in Sharp Objects. Anche chi compare sulla scena per un brevissimo tempo, come Henry Melling e Mia Wasikowska nei panni dei genitori di Lenora, riesce a lasciare il segno. L’unica eccezione è Robert Pattinson, in una performance così sopra le righe che, anche nei suoi momenti migliori (e ce ne sono di memorabili) sembra appartenere ad un altro film. 

Malgrado i suoi difetti, Le strade del male resta un film affascinante e memorabile per molti versi. E soprattutto è tremendamente attuale, per il suo sguardo così schietto e critico nei confronti di quei valori che i conservatori americani difendono strenuamente, di quel mondo ingannevole che nasconde le disuguaglianze e le malvagità più atroci dietro l’intransigenza religiosa e il mito dell’uomo forte, giustiziere, mentre i cadaveri degli innocenti si accumulano uno dopo l’altro. Il suo messaggio forse non è sottile, ma è sicuramente rilevante. 

Voto: 7/10

Le strade del male è disponibile su Netflix da mercoledì 16 settembre