Nowhere Special – La recensione del dramma con James Norton presentato a Venezia

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Di Giuseppe Fadda 

John (James Norton) è un lavavetri trentacinquenne che vive solo con il figlio di tre anni, Michael (Daniel Lamont, dolcissimo e spontaneo). Entrambi sentono la mancanza della madre del piccolo, che li ha abbandonati poco dopo la sua nascita, ma in fondo non sembrano cavarsela male: John è tanto affettuoso e premuroso nei confronti del bambino quanto schivo e taciturno in presenza di altro. Ma John ha un segreto di cui vuole tenere Michael all’oscuro: sta morendo, e ormai non gli restano che pochi mesi di vita. Con l’aiuto di una giovane, empatica assistente sociale (Eileen O’Higgins), l’uomo si mette alla ricerca di nuovi genitori che possano prendersi cura di Michael una volta che lui non ci sarà più. 

È proprio degli incontri tra John e i possibili genitori che consiste la maggior parte di Nowhere Special, terzo lungometraggio di Uberto Pasolini, presentato nella sezione Orizzonti dell’ultima edizione del Festival di Venezia. 

Ispirato a eventi realmente accaduti, il film parte da un soggetto inevitabilmente destinato a suscitare la commozione dello spettatore. Tuttavia, anziché fare leva sul facile sentimento, Pasolini imbocca la strada più ardua, scegliendo di adottare un taglio sobrio, essenziale, il più realistico possibile: così, Nowhere Special risulta un film tutt’altro che strappalacrime e la commozione dello spettatore finisce per essere tanto sincera proprio perché non è perseguita attivamente. Non c’è spazio, nella sceneggiatura di Pasolini, per monologhi o scene madri. La conversazione tra i personaggi è naturale – a volte imbarazzata, occasionalmente ipocrita, spesso insignificante, ma talvolta, di rado, meravigliosamente sincera, accidentalmente rivelatrice. I silenzi e gli spazi fisici svelano tutto ciò che le parole non possono o non vogliono comunicare. Così, attraverso la sua semplice storia, Nowhere Special mostra un vivido, convincente spaccato sociale, in cui i personaggi evitano di menzionare lo status che li contraddistingue benché le relazioni tra loro siano condizionate costantemente da questi dislivelli. Ma sono tanti altri i temi che emergono dagli incontri tra John e i potenziali genitori, come le motivazioni che spingono le persone a desiderare dei figli: il desiderio di recuperare una perdita, di colmare una lacuna? Il bisogno di dare e ricevere affetto? O forse solo puro egoismo? 

Lo spettatore non può che porsi queste domande, faticando a trovare una risposta, osservando i personaggi che si propongono per esseri scelti da John: la coppia benestante, gentile e un po’ vacua, che potrebbe offrire a Michael una vita agiata e protetta; la coppia altrettanto benestante ma non altrettanto gentile, a malapena in grado di celare la loro insoddisfazione nello scoprire che Michael non è un neonato; la numerosissima famiglia che prende in affido un ragazzo dopo l’altro, in una casa in cui il ricambio è così frenetico da impedire la formazione di veri legami; la donna che, dopo un unico figlio avuto in gioventù e dato in adozione, non può più avere figli e vorrebbe adottarne uno da solo. Tutti questi personaggi sono interpretati splendidamente da una schiera di ottimi comprimari, capaci di lasciare una memorabile impressione anche in pochi minuti sullo schermo. Ma ovviamente l’intero film poggia sulle spalle di James Norton, che regala un’interpretazione indimenticabile: non cerca mai di attirare l’attenzione su sé stesso, ma anzi adotta un approccio generoso, che sa quando lasciare spazio alle sue co-star, e minimalista, basato in larga parte su sguardi e micro-reazioni. 

Se anche Nowhere Special non avesse altri meriti, e fortunatamente ne ha, la delicatezza della performance di Norton varrebbe da sola il prezzo del biglietto. 

VOTO: ★★★

Nowhere Special uscirà nelle sale italiane mercoledì 8 dicembre con Lucky Red