Brian & Charles – La recensione

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Di Massimo Vozza

Se pensavate che il remake live action della Disney e l’adattamento in stop motion di Guillermo del Toro fossero quest’anno gli unici lungometraggi dedicati da Pinocchio vi sbagliavate di grosso perché è in uscita in sala Brian e Charles, la storia di un uomo che, dopo essere entrato in una profonda depressione a causa di un rigido inverno, isolato da tutto e tutti in una zona rurale del Galles, decide di costruirsi… un robot.

Il titolo, opera prima di Jim Archer, presenta un’estetica squisitamente indie, non proprio degna di nota ma perfetta per il Sundance Film Festival dove è stato presentato, che è l’ideale per inquadrare gli ambienti dell’ovest della Gran Bretagna e per raccontare l’intima storia di amicizia tra uomo e automa, contrassegnata sì da un tono leggero e da un sottile umorismo ma senza mai cadere nel ridicolo nonostante la situazione paradossale.

A non funzionare particolarmente (o probabilmente a funzionare troppo) è purtroppo la struttura di questa narrativa, solida quanto prevedibile, e la presenza di due cardini delle sceneggiature classiche: un villain e una romance. Soffermarsi solo sul narrare il rapporto privato tra i due protagonisti sarebbe stato decisamente più complesso ma anche più interessante, senza inserire quelle interferenze esterne che, così come presentate nell’opera finale, sembrano siano servite più che altro a dare movimento alla vicenda, allungandone di conseguenza la durata.

Certo, come in ogni storia la necessità di un conflitto è inevitabile e la decisione di raccontare quello tra cosmo e microcosmo, tra la realtà oltre il contesto rurale e questo contesto stesso, con la casa di Brian come fulcro e la televisione come unico specchio sull’esterno, resta comunque ottima seppur a un certo punto si sia finiti per andare un po’ fuori tema.

David Earl nel ruolo di Brian e Chris Hayward che dà la voce a Charles (qui anche sceneggiatori) regalano interpretazione buonissime, tra il cercare di strappare qualche risata e il trasmettere momenti di dolcezza sincera che valgano da sole il prezzo del biglietto.

VOTO: ★★★


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