Everything Everywhere All At Once – La recensione del caso cinematografico dell’anno con Michelle Yeoh

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Di Gabriele Maccauro

Prendete Matrix. Prendete Kill Bill. Prendete il Marvel Cinematic Universe. Prendete La Tigre e il Dragone e il manga giapponese Lone Wolf and Cub, mescolate tutto ed otterrete quello che è indubbiamente uno dei film dell’anno. Everything Everywhere All at Once, di Daniel Kwan e Daniel Scheinert è il film del 2022. Non tanto perché si tratti o meno del miglior film dell’anno solare, quanto perché è esattamente così che questo genere di film andrebbero fatti oggi. 

Un misto tra cinema d’autore, indie e blockbuster perché si, le cose non si escludono a vicenda: la volontà di trasmettere un messaggio senza però la presunzione di imporre nulla allo spettatore e, allo stesso tempo, senza prendersi troppo sul serio, veicolandolo attraverso la cultura pop, risate miste a violenza, sangue ed atmosfere oscure e macabre che si contrappongono a vestiti e colori dai toni pastello. Questo film è figlio di Quentin Tarantino, regista che da ormai 30 anni è maestro assoluto nel mescolare generi e tematiche, rubare da tutto ciò che ama nel cinema come nella vita, riportando tutto su schermo col suo tocco unico e riconoscibile, senza sfociare nel mero citazionismo. 

I Daniels dimostrano inoltre come questa equazione possa portare eccome ad un profitto economico, visto che è presto diventato il più grande incasso nella storia della A24, superando i 100 milioni di dollari e, allo stesso tempo, ad un grande successo di pubblico e critica, in primis negli Stati Uniti : la storia di Evelyn Quan Wang e di suo marito Waymond (interpretati benissimo da Michelle Yeoh e Ke Huy Quan), gestori di una lavanderia ed alle prese con problemi finanziari e di coppia, è una storia di assoluta contemporaneità e che, nonostante si tratti di un film americano, mostra come gli Stati Uniti, dopo le recenti vittorie di Squid Game agli Emmy e di Parasite e Drive My Car agli Oscar, si stiano aprendo sempre più alla cinematografia ed alla cultura asiatica, notando il grande impatto e valenza sociale che queste opere hanno, come d’altronde non potrebbe essere altrimenti nel 2022.

Si tratta di un’opera ben più stratificata di ciò che potrebbe sembrare ad una prima occhiata, perché lo spettatore è libero di approfondire e riflettere su temi importanti anche una volta uscito dalla sala, come anche lasciarsi intrattenere per 140 minuti tra risate, action e multiverso, che inevitabilmente ci fa pensare ai lavori della Marvel, vista anche la presenza dei fratelli Russo come produttori. 

A differenza della Marvel però, qui si attinge al concetto di multiverso non per il solo intrattenimento e sensazionalismo ma si utilizza come pretesto, come una sorta di MacGuffin per scavare più in profondità, per riflettere su ciò che poteva essere e non è stato, sul rimpianto ma, allo stesso tempo, su come ogni singola azione fatta nella vita ha portato ciascuno ad essere ciò che è oggi, che va bene così e che dovremmo iniziare tutti quanti ad essere più gentili, ad apprezzare noi stessi e non pretendere che chi abbiamo davanti sia a nostra immagine e somiglianza, imparare così ad accettare i propri difetti, ad amarci di più. Messaggi che potrebbero sembrare banali o già sentiti ma che ci richiede la nostra contemporaneità, oggi più che mai. Un film da non perdere. 

Everything Everywhere all at Once arriva in Italia il 6 ottobre con I Wonder Pictures.

VOTO: ★★★★


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