Elemental è un Pixar derivativo ma ricco di emozioni genuine [Recensione]

Seguici anche su:
Pin Share

Di Simone Fabriziani

Ember e Wade abitano nella città di Element City, in cui tutti gli abitanti vivono in armonia insieme, indipendentemente dalla loro origine legata a uno dei quattro elementi: fuoco, acqua, terra, aria. Il loro incontro fortuito sarà la miccia che scatenerà una passione travolgente, contro ogni pregiudizio. Allora è proprio vero che spesso gli opposti si attraggono?

Dopo essere stato film di chiusura fuori concorso al 76° Festival di Cannes, arriva nele sale italiane mercoledì 21 giugno Elemental, nuovo lungometraggio d’animazione targato Disney/Pixar e diretto dall’ottimo Peter Sohn (già dietro la macchina da presa de Il viaggio di Arlo e Lightyear). Basato su una sceneggiatura originale scritta a sei mani da John Hoberg, Kat Likkel e Brenda Hsueh, il nuovo lungometraggio animato diretto da Sohn è un mix genuino ed efficace di esperienze semi-autobiografiche dello stesso regista (nato nel Bronx ma di genitori emigrati dalla Corea del Sud) ed un inedito slancio sentimentale che, giudicando dai precedenti film firmati dalla Pixar, appare come novità quasi assoluta nel tessuto narrativo della casa di produzione statunitense.

Nella sua ambizione di voler raccontare un mondo immaginario in cui i quattro elementi basilari (acqua, fuoco, terra, aria) vivono nella stessa grande metropoli all’interno di enclave etnici e culturali che non possono non far tornare alla mente quartieri come Chinatown o Little Italy, Elemental si pone più come pamphlet narrativo sulla tolleranza e sull’inclusività etnica che non trionfo visual-tecnico tout court. E badate bene, il nuovo film Pixar in arrivo mercoledì 21 giugno è nonostante tutto una gioia assoluta per gli occhi, un trionfo colorato e variopinto in cui le caratteristiche di ogni elemento ben si sposano con la struttura semplice del suo racconto per grande schermo.

Ecco, forse il più grande neo di Elemental sta nella sceneggiatura firmata da Hobert, Likkel e Hsueh, che mette in scena un panorama immaginifico troppo vicino alle istanze e alle sensibilità che invece (giocando peraltro sugli stessi temi e sugli stessi contenuti) erano già state affrontate con piglio più originale nel film Disney Zootropolis, che non possedeva di certo nessuna ingerenza produttiva con la Pixar. Per questo motivo il nuovo lungometraggio di Peter Sohn sembra uscire nelle sale un po’ fuori tempo massimo, quando predicazioni sull’inclusività e sulla tolleranza delle minoranze di ogni forma e sostanza sono già state ampiamente affrontate ed adeguatamente messe in scena dalla stessa produzione e distribuzione in tempi decisamente non sospetti. Eppure, nonostante tutto, Elemental funziona.
Funziona perché riesce a regalare alla sua fetta di spettatori particolarmente trasversale una storia romantica in cui i due protagonisti Wade ed Ember, opposti che qui letteralmente si attraggono (e non solo per reazione squisitamente chimica), possiedono la carica affascinante e travolgente dei grandi personaggi del cinema d’animazione contemporaneo per i quali è facile immedesimarsi, fare il tifo per loro, esserne spettatori e co-partecipanti empatici e premurosi. E se un film riesce a portare sul grande schermo una coppia di protagonisti così credibili e dai sentimenti genuini, è già un passo avanti alle sue evidenti carenze derivative in sceneggiatura. E non è poco.

Elemental arriva nelle sale italiane con Walt Disney Pictures a partire da mercoledì 21 giugno.

VOTO: ★★★½


Pubblicato

in

da