Oppenheimer è il film più inaccessibile ed elitario di Christopher Nolan [Recensione]

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Di Simone Fabriziani

Dopo una lunga attesa, a chiusura ideale della ricchissima estate cinematografica italiana arriva nelle nostre sale con Universal Pictures Oppenheimer, il nuovo film scritto e diretto dal candidato all’Oscar Christopher Nolan ed ispirato al libro “Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica”di Kai Bird e Martin Sherwin.

1926. Il 22enne J. Robert Oppenheimer è un brillante studente di fisica, laureato a Cambridge (dove ha conosciuto Niels Bohr) e titolare di un dottorato all’Università di Göttingen in Germania, dove ha la possibilità di incontrare il più celebre collega Werner Heisenberg. Dopo essere tornato negli Stati Uniti, comincia a insegnare a Berkeley e al California Institute of Technology continuando a espandere il suo percorso di ricerca nella fisica quantistica. Nel 1942, il generale dell’esercito americano Leslie Groves recluta lo scienziato come responsabile del Progetto Manhattan per sviluppare la bomba atomica. Oppenheimer, di famiglia ebrea, accetta il ruolo, ben consapevole che gli scienziati nazisti, sotto la guida di Heisenberg, stanno portando avanti lo stesso tipo di ricerca.

Allontanandosi a gambe levate da quel tipo di cinema di raffinato seppur cervellotico intrattenimento che aveva marchiato a fuoco la poetica del popolarissimo cineasta, Oppenheimer segna il ritorno dietro la macchina da presa per Nolan con un film biografico-fiume della durata di quasi tre ore che rifiuta categoricamente l’azione adrenalinica che aveva reso riconoscibilissimi suoi titoli del passato come quelli appartenenti alla trilogia di Batman, Inception e l’ultimo Tenet, a favore di una struttura narrativa ellittica tra passato, presente e futuro della narrazione che però non rifugge di certo dai temi e dagli elementi carissimi a Christopher Nolan: il (dis)ordine del tempo e il peso della coscienza.

Ammantando il suo ambiziosissimo biopic dedicato a J. Robert Oppenheimer di una direzione della fotografia (affidata al talentuoso Hoyte Van Hoytema) che usa in maniera squistamente espressionista i valori del colore e del black and white con obiettivi contenutistici, Christopher Nolan firma un inaspettato lungometraggio carico di densità e stratificazione, pur rimanendo gelosamente appigliato ad una struttura del racconto che fa del potere degl sferzanti dialoghi il suo motivo maggiore di tensione ed adrenalina.

Per questo motivo, a conti fatti, forse Oppenheimer è la pellicola più inaccessibile ed elitaria del celebre regista inglese, un vero e proprio atto di rifiuto rispetto alle istanze visive e tecniche che avevano caratterizzato le sue opere precedenti di cui lo stesso Nolan si sentiva saturo ed artisticamente stanco. Certo è che, dopo il semi-insuccesso di critica di Tenet e i bisticci dietro le quinte con la fedelissima distribuzione di Warner Bros. Pictures, Nolan opera una cesura produttiva importante nella sua carriera e, per la prima volta, si fa distribuire in tutto il mondo da Universal Pictures. Cambiando le carte in tavola del suo stesso gioco e firmando infine l’opera cinematografica forse più affine a quel Memento e a quell’Insomnia che marchiarono il debutto del cineasta “in società”.

Oppenheimer non è il Nolan che si aspetterebbe il die hard fan del cinema del regista, ma è probabilmente il testamento cinematografico più vicino a quelle sensibilità storico-invettive che avevano reso denso ed importante il JFK di Oliver Stone nel lontano 1991. Come il regista americano premio Oscar, Nolan mette sotto la lente d’ingrandimento la vita pubblica e privata del controverso scienziato (un rigorosissimo e severo Cillian Murphy) per mettere in scena un j’accuse filmico che non risparmia nessuna fazione e che racconta sul grande schermo le luci e le ombre di una Nazione accecata dal bieco potere di un’arma senza precedenti che di lì a breve avrebbe cambiato i destini del mondo nel quale viviamo ancora oggi. Con un linguaggio glaciale implacabile e senza possibilità di assoluzione.

Oppenheimer arriva nelle sale italiane a partire da mercoledì 23 agosto con Universal Pictures.

VOTO: ★★★★