Priscilla, la recensione del film di Sofia Coppola in concorso a Venezia 80

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Di Massimo Vozza

Nel 2006 Sofia Coppola spaccò critica e opinione pubblica a metà con il suo ritratto di Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, rimanendo fuori dai canoni classici del biopic così da restare ancorata alle tematiche della sua poetica (legate soprattutto alla sfera del femminile). La stessa operazione si ripete con Priscilla, il racconto della ragazza diventata donna al fianco del marito Elvis Priestley basato sull’autobiografia del 1985.

Ancora una volta, Coppola dà la priorità alla messa in scena di un coming of age inusuale, vissuto prima tra le mura di un base militare e in seguito (per la maggior parte del film) all’interno di Graceland, la famigerata dimora di Elvis a Memphis. Come Versailles, il luogo si trasforma in una gabbia dorata con solo pochi spiragli di luce per la protagonista. Al solito ottima l’attenzione per i dettagli della cineasta, tra trucco, costumi e scenografie che riescono a parlare da sé mantenendo una fedeltà storica indubbia. Se in The Beguiled e Marie Antoinette erano guerra e rivoluzione a restare in secondo piano nel film, interferendo solo occasionalmente, qui è la carriera di Elvis a essere trattata ugualmente, seppur a livello narrativo rappresenti il vero ostacolo nella loro vita di coppia, trasformando il film in tutto e per tutto nell’anti biopic sul “re del rock” di Luhrmann uscito in sala solo l’anno scorso. 

Sorprendente ma anche inevitabile a causa della non cessione dei diritti, l’assenza di canzoni di Presley, sostituite da una soundtrack sia d’epoca che anacronistica, capace di dare ritmo all’opera e amplificare le emozioni dei personaggi. La giovanissima Cailee Spaeny convince nel ruolo di Priscilla, soprattutto per il suo sapere parlare con lo sguardo, mentre Jacob Elordi si immedesima completamente nel ruolo di Elvis.

È vero, il film si brucia nel terzo atto, chiudendosi in modo sbrigativo senza però rinunciare a un crescendo emotivo nella scena finale. Perché come altre volte è accaduto nei film di Coppola, nel momento in cui si esaurisce il discorso a lei caro, il suo lavoro termina. E quindi nel momento in cui Priscilla diventa veramente donna possiamo solo vederla andare via seppur saremmo voluti rimanere ancora con lei.

VOTO: ★★★★


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