Dieci anni dalla nascita di ‘Breaking Bad’, la serie cult con Bryan Cranston

Seguici anche su:
Pin Share

Di Daniele Ambrosini

Se la tv di oggi ha raggiunto
livelli di qualità così alti probabilmente buona parte del merito va a due
emittenti televisive via cavo che nel corso degli anni 2000 sono state in grado
di proporre nuovi e coraggiosi progetti seriali ad un pubblico ormai stufo
della tv degli stilemi tipica degli anni ’90. La prima è stata HBO che grazie
ai successi de I Soprano, Six Feet Under e The Wire è diventata da subito
sinonimo di grande qualità televisiva; la seconda emittente invece è la più
piccola AMC che tra il 2007 e il 2008 ha lanciato due delle serie più
rivoluzionarie ed incisive del decennio: l’elegantissimo Mad Men e Breaking
Bad
, il dramma a sfondo criminale creato da Vince Gilligan che oggi compie
dieci anni.
Ne è passato infatti di tempo
da quando il primo dei 62 episodi di cui è composta la serie è arrivato sugli
schermi americani, da allora non sono di certo mancati i riconoscimenti tra cui
vale la pena annoverare ben 16 Emmy e 2 Golden Globe e a cui va aggiunto il
plauso unanime della critica e lo status di cult ormai consolidato tra
l’affezionatissimo pubblico. In quel pilot trasmesso il 20 gennaio 2008 abbiamo
conosciuto l’iconico Walter White, professore di chimica di Albuquerque a cui
poco dopo aver compiuto cinquant’anni viene diagnosticato un cancro. Dopo
quella dolorosa scoperta Walter prende l’iniziativa e decide di mettere da
parte dei soldi per la sua famiglia sfruttando le sue conoscenze chimiche; con
l’aiuto di un ex alunno problematico, Jesse Pinkman, un pesce piccolo inserito
nel giro della droga della città, riuscirà a produrre e distribuire la
metanfetamina più pura che Albuquerque abbia mai visto con lo pseudonimo di
Heisenberg, non senza correre qualche pericolo. Il cognato Hank Schrader della DEA gli darà
la caccia senza sapere chi si celi davvero dietro il nome di Heisenberg, il
pericoloso produttore di meth blu.

Bryan Cranston e Aaron Paul in “Breaking Bad”.

La serie è sorretta dalla forza dei suoi grandissimi interpreti, primo tra tutti l’indimenticabile Bryan Cranston che conferisce una profondità incredibile al suo Walter White, antieroe moderno mosso da ragioni imperscrutabili e nebulose che lo rendono un personaggio ambiguo e dal grande fascino. A rendere possibili le grandi prove d’attore di Cranston in primis e del resto del cast (composto tra gli altri da Aaron Paul, Anna Gunn, Dean Norris, Bob Odenkirk e Giancarlo Esposito) c’è una sceneggiatura di ferro che nel corso di cinque stagioni ha saputo sviluppare una storia credibile e ricca di elementi narrativi notevoli sempre devoti alla verosimiglianza. Le cinque stagioni di cui si compone la serie prendono piede nell’arco di due anni, espediente che ha permesso di gestire al meglio la timeline della storia per creare episodi con altissimi livelli di tensione strettamente collegati l’uno all’altro, tanto che la serie potrebbe essere vista tutta di fila e la qualità della visione ne guadagnerebbe solo. Come se fosse un enorme film da circa sessanta ore. Tuttavia il paragone con il mezzo cinematografico è un po’ improprio perché Breaking Bad è un prodotto televisivo fiero della sua natura episodica, poiché lavorare sulla distanza ha permesso un feeling unico con il pubblico che l’ha elevato allo status di cult fin da subito, nonostante qualche scetticismo riguardo alle prime stagioni ci fosse. Ma Gilligan è uno showrunner astuto e nel corso degli anni è riuscito ad alzare sempre di più l’asticella della qualità puntando il più in alto possibile, non è un caso infatti che ogni stagione sia migliore della precedente e che la serie si concluda con uno dei finali di serie più belli di sempre. Altro merito da dare a Gilligan e soci è quello di aver capito qual era il momento giusto per fermarsi, di aver chiuso la serie nel momento di maggiore successo perché protrarla non avrebbe portato alcun beneficio alla narrazione.


In Breaking Bad tutto è incredibilmente curato, dalla regia alla scrittura, dalla fotografia alla colonna sonora originale e non (chi non ricorda “Azul y Negro” o “1977”?). Non sorprende che dopo dieci anni dalla sua messa in onda e dopo cinque dalla sua chiusura la serie sia ancora una delle più amate dal pubblico, da molti addirittura definita la migliore di sempre. 

Pubblicato

in

da