Oscar, tutti i ruoli LGBT premiati con la statuetta fino ad oggi

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Di Simone Fabriziani

In attesa dei 91° Academy Awards, in programma in quel di Hollywood il 24 febbraio 2019, ripercorriamo la lunga strada tra le scelte dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, organizzazione statunitense che da sempre ogni anno determina i nominati e sceglie gli Oscar, e il cinema di genere a tematica LGBT ha avuto molta fortuna negli ultimi decenni, soprattuto nelle categorie attoriali. Molte sono state negli anni più recenti le performance  che hanno ricevuto una nomina per la statuetta, ma poche hanno però trionfato sul palco più prestigioso di Hollywood nelle vesti di un personaggio appartenente alla sfera LGBT.
La seguente lista, che include ritratti attoriali sia maschili che femminili, è compresa delle sole performance i cui ruoli, all’interno della funzione narrativa dei propri film, sono apertamente omosessuali, bisessuali o transgender, tralasciando dunque i sottili veli dei suggerimenti del racconto cinematografico. In attesa di scoprire se, ruoli LGBT come quelli di Rami Malek, Mahershala Ali e Olivia Colman trionferanno con la statuetta il prossimo 24 febbraio.
William Hurt in Il bacio della donna ragno (1985) – L’attore statunitense è il primo interprete a vincere la statuetta hollywoodiana per un ruolo apertamente transgender. Il film, diretto dal regista sudamericano Hector Babenco, riceve lo stesso anno le candidature all’Oscar per il film, la regia e la sceneggiatura adattata, perché tratto dal romanzo omonimo di Manuel Puig. Il bacio della donna ragno è anche il primo film low-budget a ricevere la candidatura all’Oscar per il miglior film.
Tom Hanks in Philadelphia (1993) – Il film diretto da Jonathan Demme diventa un cult istantaneo per il cinema LGBT americano, perché il primo a raccontare la crisi dell’AIDS con immagini forti, realistiche e senza autocommiserazione narrativa. Tom Hanks vince l’Oscar come attore protagonista, seguito dalla statuetta alla canzone di Bruce Springsteen “Streets of Philadelphia”.
Hilary Swank in Boys Don’t Cry (1999)– Secondo ruolo transgender a vincere un Oscar attoriale e primo assegnato ad una interprete femminile; la tragica storia di Brandon Teena, raccontata con piglio dinamico e tetro dalla regista Kimberley Peirce riceve una seconda nomination anche alla attrice di supporto Chloe Sevigny.
Nicole Kidman in The Hours (2002) – Ispirato al romanzo omonimo di Michael Cunningham, il poetico e struggente film di Stephen Daldry regala a una delle tra protagoniste femminili (le altre, due indimenticabili Julianne Moore e Meryl Streep) l’Oscar alla migliore attrice protagonista, qui una irriconoscibile Nicole Kidman nei panni della scrittrice bisessuale Virginia Woolf.
Charlize Theron in Monster (2003) – La serial killer americana Aileen Wournos è stata portata sul grande schermo da una mostruosa ed irriconoscibile Charlize Theron, diretta dalla regista di grande successo commerciale Patty Jenkins. La trasformazione della Theron nella assassina lesbica a sangue freddo vale alla interprete di origine sudafricana la prima nomination e conseguente statuetta.
Philip Seymour Hoffman in Capote – A sangue freddo (2005) – Prima candidatura e primo Oscar per il versatile, e compianto, attore statunitense Philip Seymour Hoffman nel film diretto da Bennett Miller. Hoffman veste i panni del celeberrimo scrittore gay Truman Capote, una istituzione nel milieu artistico e letterario degli Stai Uniti del secolo scorso. Candidature anche al film e alla regia.
Sean Penn in Milk (2008) – Seconda statuetta per l’attore americano, qui nei panni inediti di Harvey Milk, prima personalità apertamente omosessuale a vestire una carica politica riconosciuta negli Stati Uniti degli anni ’70. Dirige un Gus Van San in gran forma, candidato anche lui alla regia. Oscar alla sceneggiatura originale dello scrittore e drammaturgo gay Dustin Lance Black.
Natalie Portman in Il cigno nero (2010) – Tendenze ed aperture alla bisessualità nel thriller angoscioso e tinte omoerotiche di Darren Aronofsky. Nei panni della introversa e mentalmente instabile ballerina Nina, Natalie Portman si trasforma in un cigno nero della danza, esplora le camere oscure della sua psiche e si immerge nei desideri sessuali più reconditi della sua mente verso la sua amica/nemica interpretata da Mila Kunis.
Christopher Plummer in Beginners (2011) – Oscar che ha il sapore della carriera per l’attore canadese Christopher Plummer, a 82 anni l’interprete pià anziano a vincere una statuetta attoriale. Nel delizioso film di esordio di Mike Mills, Plummer veste i panni di Hal, anziano genitore del protagonista Oliver (Ewan McGregor), la cui tarda omosessualità sconvolge in maniera ironica ed inaspettata la vita dell’ultimo. Titolo da riscoprire.
Jared Leto in Dallas Buyers Club (2013) – Il grande successo di pubblico e critica diretto dal regista candese Jean-Marc Vallée porta il primo Oscar al suo protagonista Matthew McConaughey, ma anche allo straordinario camaleonte di supporto che è Jared Leto, qui nei panni di Rayon, transgender indimenticabile del cinema recente, volto indelebile di uno dei titoli più acclamati dedicati alla delicata tematica della crisi dell’AIDS.

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