Diabolik – La recensione del cinefumetto con Luca Marinelli e Miriam Leone

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Di Massimo Vozza

Dopo essere stato posticipato a causa del Covid, ecco finalmente arrivare nelle sale l’atteso secondo adattamento cinematografico di Diabolik, il famigerato fumetto italiano delle sorelle Angela e Luciana Giussani, diretto stavolta dai Manetti Bros.

Nel 2015, Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti (preceduto da Il ragazzo invisibile di Salvatores) aprì un nuovo spiraglio nel cinema italiano, dando l’impressione che potessimo davvero provare a realizzare qualunque cosa e che il successo si sarebbe però raggiunto solo rimanendo fedeli a noi stessi, alla nostra cultura. Un’era di cinecomic contemporanei italiani era insomma dietro le porte ma questo live action di Diabolik, che data la popolarità del personaggio in primis ne sarebbe dovuto diventare il portabandiera, non convince particolarmente, spingendoci a dubitare che questo genere avrà un futuro nel nostro paese (seppur gli incassi potrebbero ancora smentirci).

Da una parte, pare che il film soffra di un complesso d’inferiorità nei confronti dei blockbuster statunitensi al punto che neanche si è tentato di rendere spettacolare ciò che è stato realizzato, mentre dall’altra, nonostante si possa riconoscere uno status di autorialità ai due cineasti dietro la macchina da presa, Diabolik non presenta nulla di interessante sotto il profilo registico: i Manetti si sono accostati con grande rispetto al materiale originale, perfino troppo, e questo li ha spinti a procedere con cautela optando per un linguaggio classico con giusto qualche guizzo autoreferenziale, alcune strizzate d’occhio ai primi 007 e piccoli omaggi a Hitchcock (che per quanto classico è pur sempre stato il precursore del cinema moderno). Un’estetica, una costruzione narrativa e uno stile nella recitazione così affini al cinema noir ‘50/‘60 si sposano perfettamente con il materiale di partenza ma rendono difficile l’apprezzamento a chi cerca in sala intrattenimento in linea con i tempi contemporanei e non sorprendono i palati più cinefili: al confronto l’adattamento pop di Bava risulta più interessante e al passo con i tempi.

I grandi nomi di richiamo del cast si confermano una scelta azzeccata da un punto di vista commerciale ma anche il loro lavoro non convince al cento per cento: Marinelli nel ruolo del protagonista manca del magnetismo e fascino richiesti e che invece ci aveva trasmesso in altri ruoli, Mastandrea non centra affatto Ginko, quasi come se non conoscesse il personaggio al di fuori della sceneggiatura, mentre Roja e Rossi danno un’interpretazione dal sapore di fiction italiana sul primo canale Rai; Miriam Leone invece è perfetta nei panni di Eva, peccato però che soffra le mancanze dello script che fa affidamento su un femminismo e una femminilità evidentemente didascalici.

Diabolik dei Manetti bros. insomma è talmente prevedibile e con il sapore del già visto che non guardarlo sarebbe praticamente stata la stessa cosa

VOTO: ★★½


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