Di Dario Ghezzi
Earl Stone è un ottantenne che, nella sua vita, ha sempre messo in primo piano il lavoro, trascurando i suoi affetti più cari. Sua figlia non vuole parlarle e l’unica persona che sembra essere dalla sua parte è la nipote. Proprio per contribuire economicamente alle nozze della ragazza, Earl, che è al verde, accetta di diventare un corriere della droga per un potente uomo d’affari. Col passare del tempo, diventa sempre più esperto e una figura di riferimento. Sulle tracce del misterioso mulo, però, si mette anche l’agente della DEA Colin Bates. Riuscirà l’uomo a fermare il corriere prima della sua ultima, imponente, missione?
Questa è la trama di Il corriere – The Mule, il nuovo film che vede protagonista Clint Eastwood come regista e attore, in una interpretazione e in uno script inusuale per l’uomo. La pellicola è permeata da auto riflessione su Eastwood come persona, abbiamo l’idea che l’attore voglia ironizzare su se stesso, non prendersi sul serio sotto molti punti di vista. Ad esempio, la scena in cui Earl si trova ad aiutare a cambiare la ruota a due persone di colore, dicendo che gli capita spesso di aiutare dei “negri”, venendo prontamente redarguito dai due sul fatto che quella sia una parola brutta che ormai non si usa più, sembra voler essere una strizzatina d’occhio agli ideali fortemente repubblicani dell’Eastwood persona piuttosto che a descrivere il carattere del novantenne Earl.
The Mule-Il corriere è una sorta di road movie, un film in cui inseguito e inseguitore si confondono l’uno con l’altro (e, in effetti, arriveranno perfino ad incrociarsi). Earl fugge dal suo passato, dall’incedere del tempo, Colin sogna di fare l’arresto del secolo, rendendosi conto di stare, lui stesso, fuggendo da qualcosa. Entrambi i personaggi hanno messo davanti a tutto il proprio lavoro, dimenticando gli affetti, concentrandosi su cose futili fino a non accorgersi che potrebbe essere troppo tardi. Nel film, molto importante è la famiglia, vista come il luogo di conflitti, ma anche un porto sicuro dove esisterà sempre il perdono. E, in The Mule ci sono vari tipi di famiglia, quella di Earl, disfunzionale, che però si rivela più unita che mai nel momento del bisogno e quella di Latino (interpretato da Andy Garcia) dove la famiglia è traditrice, è un luogo dove far nascere ambizioni personali a discapito degli altri.
Impeccabile la recitazione di Clint Eastwood, in quello che potrebbe davvero essere il suo ultimo film e che appare quasi come un testamento. Il vecchio Earl, in effetti, sembra lasciare un insegnamento alle generazioni più giovani del film, sua nipote Ginny e Julio: concentrarsi su quello che conta davvero.
The Mule è un film scorrevole, avvincente che ha solo la pecca di perdersi nel finale, quando sembra che il regista abbia voluto concludere il più in fretta possibile, lasciandosi andare alla poetica ma perdendo completamente il filo logico e abbandonando per strada le fila di qualche personaggio.
VOTO: 8/10