Di Dario Ghezzi
Il cinema italiano è in crisi? Come potrebbe non esserlo se
una delle produzioni più attese di questo inizio 2018 è Il Vegetale di Gennaro
Nunziante, già regista per Checco Zalone e che vede nel cast Fabio Rovazzi.
Paradossalmente, la web star fenomeno di youtube e che è diventata un vero e
proprio idolo dei giovani con Andiamo a comandare è l’ultimo problema di questa
pellicola nelle sale dal 18 gennaio.
una delle produzioni più attese di questo inizio 2018 è Il Vegetale di Gennaro
Nunziante, già regista per Checco Zalone e che vede nel cast Fabio Rovazzi.
Paradossalmente, la web star fenomeno di youtube e che è diventata un vero e
proprio idolo dei giovani con Andiamo a comandare è l’ultimo problema di questa
pellicola nelle sale dal 18 gennaio.
La trama de Il Vegetale è presto detta. Fabio è un giovane
ventitreenne appena laureato che sogna di lavorare nel mondo della pubblicità
ma la prestigiosa azienda per cui fa il colloquio gli propone di distribuire i
volantini. Tuttavia, qualcosa cambia nella sua vita quando il padre ha un
incidente e va in coma e lascia a lui la gestione della sua azienda. Fabio,
ragazzo integerrimo, si ritrova ad avere a che fare con cose poco pulite e con
una giovane sorellastra abbastanza irriverente. Un giorno arriva una telefonata
in grado di cambiargli la vita ma nulla sarà come immaginato.
ventitreenne appena laureato che sogna di lavorare nel mondo della pubblicità
ma la prestigiosa azienda per cui fa il colloquio gli propone di distribuire i
volantini. Tuttavia, qualcosa cambia nella sua vita quando il padre ha un
incidente e va in coma e lascia a lui la gestione della sua azienda. Fabio,
ragazzo integerrimo, si ritrova ad avere a che fare con cose poco pulite e con
una giovane sorellastra abbastanza irriverente. Un giorno arriva una telefonata
in grado di cambiargli la vita ma nulla sarà come immaginato.
Il film, in un’ora e mezza, vuole affrontare tramite i toni
della commedia uno dei problemi più impellenti del Paese e cioè il difficile
mondo del lavoro. Fabio diventa uno stagista sottopagato, sperando di poter
essere, un giorno, assunto nell’azienda e realizzarsi professionalmente.
Tuttavia, quello che deriva dal lavoro di Nunziante è un pastrocchio banale
senza troppi guizzi e che sembra quasi accartocciarsi su se stesso e auto
parodiarsi. L’assenza di Checco Zalone, evidentemente osannato da tutti (a torto
o ragione), si sente e come e Rovazzi non riesce a dare il giusto carisma alla
pellicola, diventando veramente un “vegetale” in balia di una trama poco
avvincente. Contrariamente alle aspettative, la recitazione di Rovazzi non
risulta così pessima ma il plot assolutamente banale e scialbo lo inghiotte e
lo trascina in basso. Unica nota positiva è sicuramente Luca Zingaretti, in un
ruolo inedito del film. Sofferente anche la performance di Ninni Bruschetta nei
panni del padre del protagonista mentre convincente è Alessio Giannone, il
Pinuccio della tv, nel ruolo del coinquilino di Rovazzi.
della commedia uno dei problemi più impellenti del Paese e cioè il difficile
mondo del lavoro. Fabio diventa uno stagista sottopagato, sperando di poter
essere, un giorno, assunto nell’azienda e realizzarsi professionalmente.
Tuttavia, quello che deriva dal lavoro di Nunziante è un pastrocchio banale
senza troppi guizzi e che sembra quasi accartocciarsi su se stesso e auto
parodiarsi. L’assenza di Checco Zalone, evidentemente osannato da tutti (a torto
o ragione), si sente e come e Rovazzi non riesce a dare il giusto carisma alla
pellicola, diventando veramente un “vegetale” in balia di una trama poco
avvincente. Contrariamente alle aspettative, la recitazione di Rovazzi non
risulta così pessima ma il plot assolutamente banale e scialbo lo inghiotte e
lo trascina in basso. Unica nota positiva è sicuramente Luca Zingaretti, in un
ruolo inedito del film. Sofferente anche la performance di Ninni Bruschetta nei
panni del padre del protagonista mentre convincente è Alessio Giannone, il
Pinuccio della tv, nel ruolo del coinquilino di Rovazzi.
Il Vegetale ironizza sull’italiano medio, passando
dall’eccesso di cafonaggine e disonestà a picchi di (h)onestà a dir poco
risibili. E, probabilmente, è proprio all’italiano medio che si rivolge, quello
che si mette in modo passivo e inerte davanti alla tv e che va al cinema per
passare la domenica pomeriggio. Un film brutto onestamente e se il cinema
italiano è questo, meglio che muoia
dall’eccesso di cafonaggine e disonestà a picchi di (h)onestà a dir poco
risibili. E, probabilmente, è proprio all’italiano medio che si rivolge, quello
che si mette in modo passivo e inerte davanti alla tv e che va al cinema per
passare la domenica pomeriggio. Un film brutto onestamente e se il cinema
italiano è questo, meglio che muoia
VOTO: 4/10