La collina dei conigli – La recensione della miniserie di Netflix con le voci di James McAvoy e Olivia Colman

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Di Gabriele La Spina

C’è stato un tempo negli ani ’70 in cui il regista e sceneggiatore Martin Rosen decise di esordire al cinema realizzando il film d’animazione tratto dal romanzo di Richard Adams dal titolo “Watership Downs”. Non avrebbe mai immaginato che da quel momento, generazioni future, avrebbero vissuto un vero e proprio trauma infantile assistendo al suo lavoro. 

Difatti La collina dei conigli, titolo con il quale arrivò in Italia due anni dopo il suo rilascio nelle sale americane, nonostante fosse un film d’animazione non era assolutamente rivolto al pubblico dei più piccoli. Quella di Adams era una storia estremamente cruenta e pessimista, feroce critica verso la violenta e inarrestabile civilizzazione ad opera dell’uomo, a discapito delle creature più deboli. Il film non ebbe affatto successo, non adatto al pubblico dei bambini e nemmeno a quello degli adulti che poco apprezzava l’animazione; ma con gli anni divenne un titolo di culto. Oggi, 40 anni dopo il suo primo adattamento, il romanzo di Adams vede una nuova luce, nel formato di miniserie grazie a Netflix e alla BBC
È il regista di 300 – L’alba di un imperoNoam Murro a firmare la regia di questo ambizioso progetto per il piccolo schermo, che vanta un cast vocale sbalorditivo con grandi del cinema inglese e nuovi talenti, come James McAvoy, Olivia Colman, Peter Capaldi, Rosamund Pike, Nicholas Hoult, Gemma Arterton e John Boyega.
Torniamo così decenni dopo catapultati nella conigliera di Watership, dove l’esile coniglio Quintilio ha una spaventosa visione: gli uomini arriveranno presto per distruggere ogni cosa. Solo il fratello Moscardo crede al presagio, e dopo aver pregato in vano il capo conigliera di mettere in fuga tutti, raduna i pochi compagni fedeli per compiere un lungo e tortuoso viaggio. Suddivisa in 4 episodi, che non solo altro che quattro capitoli che scandiscono i punti salienti del romanzo di Adams, la miniserie offre vicende e spunti in più rispetto al primo adattamento. Ma prima viene presentato uno splendido prologo animato in stile classico che ci racconta la mitologia dei conigli, la creazione del mondo da parte del Fritz, il loro dio che non è altro che il Sole. E ci si chiede proprio perché la produzione non abbia adottato quel tipo di animazione 2D per l’intero racconto, quando l’uso della CGI, nonostante sia questo il presente dell’animazione dopo l’avvento della Pixar, sia infimo; vi sono solo pochi frame dettagliati, ma nell’insieme risulta tutto troppo scarno e obsoleto, rendendo poca giustizia alla bellezza del racconto.

Perché con i capitoli “Il viaggio”, “L’incursione”, “La fuga” e “L’assedio” assistiamo a una vera epopea, ricca di significati, tanto da paragonare facilmente il racconto di Adams alla durezza del romanzo “La fattoria degli animali” di George Orwell, e all’audacia del gioiello Disney, Il re leone, sorta di Amleto nella savana. Attraverso la profondità nella caratterizzazione di questi personaggi, grazie all’ottimo lavoro di adattamento degli sceneggiatori, apprendiamo i puri significati di amicizia, coraggio e speranza. Arrivati alla collina, il loro angolo di paradiso, i nostri protagonisti dovranno infatti fronteggiare una minaccia inaspettata, la pura cattiveria del Generale Vulneraria, capo di una conigliera che subisce i più indicibili soprusi. Eppure quanto fatto da Murro risulta ben più edulcorato del trauma infantile datato 1978; le scene di violenza sono accennate, raramente si scorge del sangue e negli stessi volti dei protagonisti è difficile intravedere la stessa paura e smarrimento che invece vedevamo negli occhi delle animazioni a mano del film Rosen, che seppur datato, risulta ancora oggi più affascinante e suggestivo della fredda CGI di questo remake. L’animazione nelle scene notturne, la caratterizzazione  dettagliata della pioggia e l’uso del rallenty donano tuttavia la giusta drammaticità in alcuni momenti della serie.
Questo nuovo remake risulterà sicuramente più accessibile anche per una fascia di età più bassa, rispetto all’incompreso lavoro di Rosen, e probabilmente si tratta di un pregio poiché le storie di Moscardo, Parruccone, Quintillio, Mirtillo, Credina, Nerigno e Kaisentlaia devono essere tramandate anche alle nuove generazioni, e in questo Netflix risulta come sempre la piattaforma ideale. In fin dei conti il messaggio ambientalista e animalista del romanzo di Adams, che condanna la cecità umana verso la natura facendo poche eccezioni, è rimasto intatto.

VOTO: 7.5/10


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