Pinocchio – La recensione della favola di Collodi diretta da Matteo Garrone

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Di Anna Martignoni
Geppetto è un povero falegname alla costante ricerca di qualche lavoro per guadagnarsi da vivere. Un giorno, nel paesino in cui vive, arriva il teatro dei burattini. Ispirato dai piccoli personaggi che vede nel carro, Geppetto chiede ad un amico un pezzo di legno per costruire il suo burattino personale che sarà a grandezza naturale. A lavoro quasi terminato, però, il burattino prende vita, per la gioia immensa di Geppetto, il quale dice a tutti di essere diventato padre di Pinocchio. Quest’ultimo, dapprima molto legato a Geppetto, finirà in un mare di guai per colpa di consigli sbagliati da parte di alcuni personaggi disonesti. Ci penseranno il Grillo Parlante e la Fata Turchina a riportare Pinocchio sulla retta via.
A solo un anno di distanza dal successo di Dogman, Matteo Garrone torna dietro la macchina da presa con Pinocchio, mantenendo quel tono piuttosto dark che caratterizza buona parte delle sue produzioni. Di certo, la storia che viene narrata non è tra le più felici, né tra le più semplici da riproporre sul grande schermo, ma allo stesso tempo permea tutta la pellicola con uno stile unico, il che farà piacere agli amanti di Garrone. Il film, infatti, è una trasposizione fedele, anzi fedelissima, del romanzo di Carlo Collodi “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”. Sebbene la vicenda del piccolo burattino sia datata 1881, la nuova versione di Garrone la rende più che mai attuale, grazie anche al trucco di Mark Coulier e agli incredibili effetti speciali utilizzati sui personaggi dai tratti animaleschi, tra civette, pappagalli, tonni e scimmie, che avvicinano Pinocchio più ad una produzione straniera che ad una italiana. La sceneggiatura –ideata dallo stesso Garrone con Massimo Ceccherini, qua anche nei panni della Volpe‒ ha il pregio di non togliere nulla alla versione originale di Collodi, ma allo stesso tempo non aggiunge nulla di nuovo, ad eccezione di una breve introduzione sulla misera vita di Geppetto, qui interpretato da Roberto Benigni. L’amore che il padre prova per quello che lui considera suo figlio Pinocchio (Federico Ielapi) e lo struggente tentativo di ritrovarlo fino a spingersi nella pancia del pescecane è sicuramente uno degli elementi più toccanti dell’intero film. Non mancano poi momenti di divertimento, seppur solo accennato, insieme alla Fata Turchina (bambina e adulta, rispettivamente Alida Baldari Calabria e Marine Vacht) e alla sua amica Lumaca (Maria Pia Timo). Per il resto, Pinocchio è un “semplice” percorso di formazione del protagonista, basato su incontri fortuiti, come quello con Mangiafuoco (Gigi Proietti) e i burattini e di altri fallimentari e fuorvianti, come quello con la bizzarra coppia del Gatto malandato (Rocco Papaleo) e della Volpe intraprendente e con il futuro somaro Lucifero (Alessio di Domenicantonio).
Quest’ultima versione di Pinocchio non brilla di originalità in senso narrativo: è come se ogni pagina del libro di Collodi fosse stata adattata e riportata sul grande schermo, senza modifica alcuna. Nella trasposizione cinematografica del classico dei classici che si rivolge alle famiglie, ciò potrebbe soddisfare gli adulti –ed in particolar modo coloro i quali amano le atmosfere cupe di Garrone‒ ma al tempo stesso rischia di annoiare i più giovani (abituati ormai ai chiassosi effetti speciali dei blockbuster sui supereroi) e spaventare i bambini proprio per lo stile quasi grottesco che si ritrova nella pellicola. Tuttavia, il nuovo Pinocchio si pone come la migliore versione in live-action realizzata fino ad ora. Degne di menzione, infatti, sono ‒oltre la regia impeccabile e precisa di Garrone‒ la scenografia, capace di trasmettere il senso di povertà proprio del libro, e le interpretazioni dell’intero cast. In particolare, Roberto Benigni risulta essere il perfetto Geppetto poiché, smessi finalmente i panni del comico, l’attore riesce ad immedesimarsi nel ruolo affidatogli senza uscire dalle righe.
Pinocchio uscirà nelle sale italiane il prossimo 19 dicembre tramite una distribuzione 01 Distribution.
VOTO: 7,5/10


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