Ricordi? – La recensione del nuovo film di Valerio Mieli con Luca Marinelli

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Di Giuseppe Fadda

I ricordi sono ingannevoli. Gli avvenimenti non ci restano mai impressi esattamente come sono, ma risentono necessariamente delle emozioni che vi associamo. Un piccolo dettaglio che ci ha intristito può caratterizzare negativamente il ricordo di un’intera serata, che magari non è stata neanche così triste. Al contrario, un piccolo momento felice può farci ricordare con affetto un episodio che in realtà potrebbe non essere stato così speciale. Più che ingannevoli, i ricordi sono relativi: uno stesso avvenimento può rappresentare un ricordo felice e sereno per qualcuno ma deprimente per qualcun altro.
E’ proprio questa la premessa su cui basa Ricordi?, il secondo film di Valerio Mieli dopo la sua acclamata opera d’esordio, Dieci inverni. Presentato alla 75° Mostra del cinema di Venezia all’interno della rassegna Giornate degli Autori, Ricordi? è stato accolto positivamente dalla critica internazionale, e giustamente: è un film innovativo, ambizioso e originale, che richiede allo spettatore pazienza e apertura mentale ma lo ripaga con la profondità e la ricchezza dell’opera complessiva. 
I protagonisti di questa storia non hanno un nome. Lui (Luca Marinelli) è un giovane malinconico, taciturno, con un difficile passato alle spalle. Lei (Linda Caridi) è una ragazza solare, allegra, ottimista. Si incontrano ad una festa in giardino e malgrado le loro differenze la loro intesa è istantanea. “Sei felice, ma non sei stupida” le dice lui. I due cominciano a conoscersi meglio, a discutere della vita e delle cose: per lui il presente non esiste, per lei non esiste che quello. Forse le loro conversazioni, in un altro film, apparirebbero  artificiose, stilizzate, persino didascaliche (considerando che proprio la riflessione sul tempo è il tema portante del film). Ma non lo sono, grazie alle credibili e spontanee interpretazioni dei due protagonisti. Queste ultime sono ulteriormente valorizzate perché Mieli, con l’ausilio del direttore della fotografia, Daria D’Antonio, crea un’atmosfera genuinamente romantica, quasi sospesa, che incornicia le vicissitudini dei personaggi per tutta la durata del film: con un sapiente utilizzo della messa a fuoco e lasciando molti dettagli nell’indefinitezza, il lavoro della D’Antonio ci dà l’impressione di star veramente assistendo ad un collage di memorie sfuggenti e sfumate che si alternano e susseguono davanti ai nostri occhi. 
Il lavoro della montatrice Desideria Rayner è straordinariamente sofisticato: una singola scena viene frammentata nelle diverse prospettive dei due protagonisti, perciò vediamo uno stesso episodio filtrato in parte dalla memoria di lui e in parte dalla memoria di lei. Per esempio, lui la ricorda vestita di bianco durante il loro primo incontro, lei no. Ma la Rayner non si limita a rappresentare i ricordi dei due protagonisti: ci mostra anche i piccoli dejavu, flashback e ricordi concatenati che riaffiorano alla loro mente in determinate situazioni. Senza una solida struttura narrativa, il film sarebbe crollato: eppure la Rayner riesce a fare l’impossibile, a darci l’impressione di star esplorando il flusso di ricordi e sensazioni di due persone senza che l’effetto sia disorientante e alienante. E’ un lavoro da manuale.

Chiaramente, la natura ambiziosa della premessa e l’eccezionalità tecnica non bastano a far funzionare un film: in questo specifico caso, nulla avrebbe potuto funzionare se la storia d’amore non fosse risultata credibile e commovente. E fortunatamente lo è, perché Marinelli e la Caridi regalano due interpretazioni splendide. Marinelli rinuncia a qualsiasi tipo di vanità e non si fa scrupoli a rappresentare il suo personaggio come occasionalmente petulante e catastrofista al tal punto a essere irritante: la bellezza della sua performance sta proprio in questo – nel rappresentare un essere umano a tutto tondo senza tralasciare i suoi difetti. Ma la vera sorpresa è la Caridi, alle prese con un ruolo forse ancora più difficile. Nella sua candida innocenza, allegria e fiducia, la protagonista femminile è un personaggio che rischia di essere caricaturale e se non lo diventa è proprio grazie all’attrice, una presenza talmente luminosa da convincerti della sua ingenuità. Quando i due protagonisti si trasferiscono nella vecchia casa di lui, nonché teatro delle furibonde liti dei suoi genitori, la relazione tra i due comincia lentamente a incrinarsi: è l’inizio di un’evoluzione per entrambi i personaggi, che negli anni successivi si vedono costretti a rivedere le loro mentalità e i loro punti di vista. La Caridi, in particolar modo, ritrae perfettamente la perdita di candore e innocenza di “Lei” in favore di una più matura consapevolezza. Il film lascia poco spazio ai personaggi secondari, ma alcuni degli attori riescono comunque a lasciare una certa impressione. Questo vale specialmente per Camilla Diana, che interpreta la ragazza, ormai cresciuta, con cui “Lui” aveva condiviso un’avventura adolescenziale: ma se per “Lui”, questa ragazza ha continuato per sempre a rappresentare il simbolo dell’erotismo e della sessualità, per lei la relazione fu di scarsissima importanza. Quando si rivedono anni dopo, “Lui” è in cerca di qualcosa che però esiste solo nella sua fantasia: nella sua tranquilla malinconia, è una delle scene più potenti del film. 
Ricordi? non è un film facile, principalmente per il suo taglio volutamente lento e meditativo. Ma chi non si lascerà spaventare da questo, assisterà a un’opera di grande intelligenza e profondità, una penetrante riflessione sul tempo e sulla relatività di ricordi e sentimenti. E’ un crescendo di emozioni  tormentate e conflittuali che culmina in un finale meravigliosamente e sorprendentemente tenero. Ci ha messo circa un decennio Mieli per tornare al cinema: ne è valsa la pena.
Voto: 8,5/10

Ricordi? uscirà nelle sale giovedì 21 marzo con la distribuzione di Bim.